Quest'anno, in occasione dell'uscita del suo nuovo album, Damned devotion, Joan as Police Woman, nome d'arte di Joan Wasser, torna a Roma in una delle sue location più classiche, l'Auditorium Parco della Musica. Il suo tour italiano era stato anticipato dalla partecipazione alla trasmissione Ossigeno in cui oltre a cantare qualche brano del suo nuovo album aveva rilasciato una bella intervista a Manuel Agnelli.

Joan - come sempre - alterna canzoni in cui suona la tastiera a canzoni in cui suona la chitarra.
Tutti i membri della band hanno una giacca tipo quelle da baseball, realizzata in occasione del tour, anche se Joan non rinuncia a indossare pantaloni e stivaloni rossi in pelle.

Il concerto inizia un po' in sordina ma a poco a poco la voce di Joan prende quota, i musicisti ci prendono gusto e il pubblico si scalda. A questo processo si accompagna una interazione crescente di Joan con il pubblico e la cantautrice ci regala sorrisi e piccoli momenti divertenti, in cui fa emergere la sua componente buffa, parte del mix irripetibile che è lei come persona e come cantante.

Il pubblico però non è ancora pronto ad andare a casa e chiede a gran voce il rientro di Joan sul palco che non si fa attendere. Joan torna da sola e ci esegue con la chitarra una versione molto intima e quasi commovente di Forever and a year, la mia canzone preferita del suo ormai ampio repertorio. E - visto che questa canzone l'avevo ascoltata l'ultima volta dal vivo nel 2012 e l'aspettavo già negli ultimi concerti - lo considero un regalo quasi personale che Joan mi fa.

L'esperienza di un concerto di Joan è sempre bella e soddisfacente. Tra l'altro questo ultimo album dal mio punto di vista meglio si addice alla voce e alla personalità di Joan rispetto ad alcuni degli ultimi esperimenti - mi riferisco in particolare a quello realizzato con Benjamin Lazar Davis - e dunque questo concerto mi fa lo stesso effetto che mi farebbe vedere una vecchia amica, che periodicamente incontro e seguo in tutte le sue evoluzioni.

Voto: 3,5/5
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