Graffi sul tavolo / Guus Kuijer; trad. di Laura Draghi. Milano: Salani, 2012.
So che per chi si occupa di letteratura per bambini e ragazzi Gus Kuijer è un mostro sacro, ma io non ne sospettavo l'esistenza prima che mi venisse regalato il suo romanzo Per sempre insieme, amen.
Ho scoperto così un autore che è in grado di parlare il linguaggio dei bambini e di guardare nel cuore degli adulti con gli occhi di un bambino.
Le sue sono sempre storie piccole, in cui la narrazione è in qualche modo un pretesto per indagare i sentimenti e le emozioni che si nascondono sotto la superficie, ma non con la modalità intellettualistica e psicanalitica degli adulti, bensì con quella modalità un po' ingenua ma anche profondamente istintiva che è propria dei bambini.
In Graffi sul tavolo la protagonista è Madeleif, una bimba di nove anni con un nome strano, a cui muore la nonna.
Di fronte alla quasi indifferenza di sua madre e al dolore composto del nonno, Madeleif si incuriosce alla figura di questa nonna che tutti descrivono come una donna fredda e autoritaria, interessata solo alla pulizia della casa, ma che a poco a poco si rivela ben più sfaccettata e complessa.
Quando si trasferisce per qualche giorno a casa del nonno per non lasciarlo solo, Madeleif comincia a capire il perché la nonna fosse diventata una donna così austera, tanto da non essere amata neppure dai suoi stessi figli e da essere rimasta sostanzialmente isolata. Ne scopre il nascondiglio segreto nella casetta nel giardino e a poco a poco capisce il significato dei graffi sul tavolo.
E questo percorso avviene senza clamorose rivelazioni, bensì attraverso una quotidianità affettuosa e un po' naif di cui la stessa Madeleif pagina dopo pagina traccia i contorni. Ne viene fuori un disegno impreciso e non perfetto, ma dotato di una grande portata emotiva, come spesso accade per i disegni dei bambini.
Difficilmente da adulti ci ricordiamo come guardavamo il mondo e le sue stranezze quando eravamo piccoli, in che modo ci davamo le nostre spiegazioni fantasiose alle cose incomprensibili, quelle che a volte restano incomprensibili anche da adulti ma che da bambini si compongono in un orizzonte di senso del tutto personale e originale, verissimo nel suo non essere aderente alla realtà.
Ebbene Guus Kuijer ce lo fa ricordare. Con leggerezza e profondità insieme.
Voto: 3,5/5
mercoledì 29 giugno 2016
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