Il perché ce lo spiega lei stessa praticamente all'inizio del concerto: non riesce a stare troppo lontana dall'Italia di cui è praticamente innamorata, e in attesa dell'uscito a ottobre del suo nuovo album, realizzato insieme a Benjamin Lazar Davis (visto l'anno scorso al Parco della Musica), ha deciso di proporre questi concerti un po' intimi in quattro date italiane.

Le prime canzoni del suo concerto ce le propone seduta al pianoforte a coda: sono delle slowed versions delle sue canzoni più famose, soprattutto dei primi album. L'atmosfera è molto calda e intima, e il pubblico ascolta in religioso silenzio salvo poi esplodere in applausi e urletti al termine di ciascuna esecuzione.

Durante questa prima parte del concerto ci fa ascoltare anche due inediti: una canzone dedicata a suo padre venuto a mancare poco tempo fa e una dedicata al cantante Elliott Smith. Poi a un certo punto Joan ci dice che ci esegue l'ultima canzone... e lì vocìo di disapprovazione del pubblico; ma Joan ci sta in realtà dicendo che quella sarà l'ultima canzone che parla di morte, e che poi passerà a canzoni più allegre nei contenuti e nei ritmi!

In fondo il concerto di stasera è una specie di occasione di ritrovo tra amici di lunga data, Joan da una parte e il pubblico romano dall'altra, amici che si stimano e si vogliono bene, e che sono pienamente disponibili a comprendere le imperfezioni dell'altro, perché questo li rende ancora più vicini e umani.
Ed è per questo che, nonostante tutto, quando Joan termine la sua scaletta, il pubblico la richiama a gran voce una prima e una seconda volta, perché quando si è amici il tempo che si trascorre insieme passa sempre troppo in fretta e non ci si vorrebbe mai lasciar andare.
Ti aspettiamo presto di nuovo a Roma, Joan. Non ci fare aspettare troppo.
Voto: 3,5/5
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