Sul lato selvaggio / Tiffany McDaniel; trad. di Luca Briasco. Roma: Atlantide edizioni, 2020.
Sono al terzo libro di Tiffany McDaniel, e a questo punto è accertato che questa giovane scrittrice è in grado di conquistarmi con le sue storie e il suo stile narrativo.
Dopo L'estate che sciolse ogni cosa e Il caos da cui veniamo - due libri che ho amato moltissimo e divorato - ho letto praticamente tutto d'un fiato anche questo terzo romanzo, anche approfittando di un ritardo clamoroso (tre ore) del treno su cui viaggiavo.
In questo caso, il libro è ispirato a una vicenda di cronaca, la scomparsa e la morte di sei donne a Chillicothe, in Ohio, a opera di un probabile serial killer.
Ebbene, Tiffany McDaniel racconta questa vicenda per bocca di Arc (diminutivo di Arcade, il suo nome scelto dai genitori ispirandosi al loro videogiochi preferito), una delle donne sparite e assassinate, cosa che sappiamo fin dal principio visto che la narratrice è lo 'spirito' di Arc, o comunque quello che di lei è rimasto dopo la sua morte.
La narrazione procede dunque come un lunghissimo flashback, durante il quale ci si spinge a volte in avanti e poi si torna indietro nel tempo, per raccontare la vicenda di questa giovane e della sua famiglia, in particolare di sua sorella gemella Daffy, di sua madre Addy, di sua zia Jo e di sua nonna Keith.
Quella di Arc - come tutte le famiglie di cui la McDaniel parla nei suoi libri - è una famiglia sfasciata e senza speranza: i genitori e la zia di Arc e Daffy sono tossici, e suo padre è morto di overdose quando le due bambine erano molto piccole. Le due gemelle, legatissime, fin da subito hanno dovuto lottare per vivere e sopravvivere alla totale mancanza di cura da parte dei genitori, rifugiandosi, fino alla sua morte, nella casa della nonna Keith, donna saggia ma dolente, che niente può di fronte al naufragare della sua discendenza.
È proprio nonna Keith che insegna alle due bambine a comprendere che la vita, come la coperta afghana che hanno realizzato insieme, ha un lato bello e ordinato, e un lato selvaggio, quello nel quale si vedono tutti i fili di mille colori utilizzati per realizzarla. Se si nasce su questo lato della vita - come Arc e Daffy - l'unica strategia possibile è rimettere i fili dentro e trasformare anche il lato selvaggio in qualcosa di bello. È questo dunque che Arc fa per tutta la sua breve esistenza: trasformare gli eventi orribili che capitano a lei e alla sua famiglia in storie a lieto fine, grazie al potere salvifico e quasi magico del racconto. Del resto, nonna Keith aveva raccontato alle bambine che nel loro passato c'era un'antenata che era stata bruciata in quanto considerata una strega, ma che in realtà si trattava solo di una donna capace di sognare e dunque poi anticipare gli eventi futuri, potere che anche Arc ha ereditato.
Assistiamo così alla vicenda di Arc e Daffy dalla loro infanzia pericolosa e a tratti gloriosa fino alla loro giovinezza e alla parabola che le porterà a finire nel vortice della droga e a doversi procurare il denaro per comprarla prostituendosi e rubando.
Quello di Tiffany McDaniel - come già avevo avuto modo di osservare nei precedenti romanzi - è un universo sfasciato e tragico, attraversato da una violenza sorda e onnipresente che scuote il lettore; al contempo però nei personaggi della McDaniel c'è una luce e una bellezza da cui non si può non rimanere folgorati. La McDaniel ha un interesse e un'attenzione particolari per le figure femminili e spesso si tratta di donne con cui la vita non è stata certamente generosa, che sono per molti versi deprecabili e indifendibili, ma verso le quali la scrittrice è in grado di muovere - anche nel lettore - una profondissima compassione e di evitare un giudizio superficiale. Non si riesce a sentirsi veramente estranei ai personaggi di cui la McDaniel parla, è impossibile ergersi sul proprio piedistallo e giudicare, perché la scrittrice ce li rende così vicini da costringerci a comprendere e talvolta addirittura ad amarli.
In secondo luogo, nei romanzi della McDaniel opera potentissima la forza del racconto, che forse è lo strumento primario con cui la scrittrice produce l'empatia di cui sopra. Spesso si sconfina nel magico, qui frequentemente ci si muove nei territori accidentati e allucinati dell'onirico, e spesso si fa fatica a capire cosa è accaduto veramente e cosa invece sta solo nella mente di Arc.
Ma è proprio questa la forza di una scrittrice che sa portarci dovunque vuole e non ci molla un'istante durante un viaggio emotivo che è una montagna russa di emozioni.
Voto: 3,5/5
martedì 3 giugno 2025
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