mercoledì 3 aprile 2024

Falling into place

Siamo alla quarta edizione del Festival del cinema tedesco, organizzato in collaborazione tra l'Ambasciata tedesca a Roma e il Goethe Institut, e in programmazione quest'anno al Cinema Quattro Fontane. Ma io solo quest'anno riesco a parteciparvi. Incastrati i vari impegni, prendo i biglietti per la seconda visione di questo film, Falling into place, dell'attrice Aylin Tezel, qui anche in veste di sceneggiatrice e regista.

E forse questo è il primo problema. La Tezel, classe 1983, ha deciso con questo film di fare il grande salto, e ha scelto di portare sul grande schermo una storia - secondo me - molto generazionale.

Protagonisti di Falling into place sono Ian (Chris Fulton, un misto tra Bradley Cooper, Ryan Gosling e Jake Gyllenhall) e Kira (la stessa Tezel), due giovani ma non troppo, che si incontrano più o meno casualmente nell'isola di Skye (bellissima, tra l'altro). I due si portano dietro varie pesantezze: Kira ha da poco chiuso una storia ed è sull'isola da sola, sebbene inizialmente il viaggio fosse programmato con il suo fidanzato; Ian è tornato per andare a trovare la sua famiglia, con cui ha un rapporto piuttosto problematico, anche per via di una inizialmente non precisata situazione difficile che riguarda sua sorella.

Durante la permanenza all'isola di Skye, Ian e Kira entrano in un'intimità profonda, ma ben presto ognuno torna alla sua vita di tutti i giorni: Ian a Londra dove vive con la sua fidanzata e Kira sempre a Londra, dove deve fare i conti con il suo passato sentimentale e il suo futuro lavorativo.

Come si può facilmente immaginare, i due saranno destinati a incontrarsi nuovamente e a fare delle scelte, anche dopo aver affrontato i loro fantasmi.

È evidente che siamo all'interno del genere della dramedy di tipo sentimentale, con una forte componente generazionale, quella della generazione tra i trenta e i quarant'anni, e forse proprio per questo con una presunta riflessione esistenziale. Il punto di vista è decisamente femminile ma anche - a dire il vero - piuttosto adolescenziale.

C'è dunque sicuramente in questo film quella immaturità e confusione esistenziale e sentimentale che caratterizzano questa generazione (e che si ritrova in molti altri prodotti culturali della stessa provenienza). Però non si può nascondere che anche il prodotto cinematografico si presenta acerbo e un po' scolastico: a livello di fotografia, di montaggio, di colonna sonora si sente forte un approccio di maniera, che - sommato a una narrazione e a una sceneggiatura piuttosto semplicistici - fa sì che il risultato finale risulti tendenzialmente banale e a tratti stucchevole.

La ciliegina sulla torta è che andiamo a un festival del cinema in cui uno dei principali valori aggiunti dovrebbe essere la possibilità di vedere i film in lingua originale (ed effettivamente questo promette il festival): peccato che il film di Aylin Tezel, pur essendo recitato integralmente in lingua inglese - in quanto la protagonista Kira, pur essendo tedesca, vive in Gran Bretagna, e Ian è scozzeze -, ci viene proposto doppiato in tedesco, tra l'altro con un doppiaggio di qualità non elevatissima. Il risultato è quasi paradossale e totalmente straniante, cosicché usciamo dal cinema piuttosto interdette, ma anche divertite da questa esperienza davvero surreale.

Voto: 2/5


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