mercoledì 10 aprile 2024

Iliade, o Il gioco degli dei / con Alessio Boni e Iaia Forte. Teatro Ambra Jovinelli, 21 marzo 2024

In una stagione teatrale piuttosto avara di spettacoli che mi siano piaciuti senza vere perplessità, volentieri spendo qualche parola in più su questo spettacolo della Compagnia del Quadrivio, il gruppo di autori (alcuni dei quali anche attori) formato da Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer.

Quella realizzata dal Quadrivio non è l'ennesima trasposizione teatrale dell'opera omerica come si potrebbe immaginare, bensì una lettura originale e ricca di spunti, oltre che complessivamente godibile e divertente. I quattro drammaturghi dicono di essersi ispirati agli elementi ironici, se non a tratti comici, presenti qua e là nell'Iliade, e che sono spesso stati trascurati dalle letture scolastiche, più concentrate sugli accenti drammatici della storia.

Ironica è dunque la cornice della storia: ritroviamo gli dei dell'Olimpo su una spiaggia, vestiti in abiti moderni, che un po' si annoiano, un po' rimpiangono i fasti del passato, un po' riaccendono vecchie discussioni familiari. Zeus (Alessio Boni) è invecchiato e ha grossi vuoti di memoria; sua moglie Era (Iaia Forte) mal sopporta il modo di essere del marito, e i due litigano spesso per i figli, Ares (figlio di Era, ma non di Zeus), ma anche Atena, Hermes, Afrodite, Apollo (tutti figli di Zeus, di cui a più riprese si sottolinea la natura libertina, ma non di Era). Tutti, ognuno con le proprie idiosincrasie, rimpianti e rivendicazioni, si ritrovano su questa spiaggia, a ricordare i bei tempi in cui governavano gli esseri umani ed erano in grado - anche solo per il loro divertimento - di cambiare il corso degli eventi e influenzare i comportamenti degli uomini.

Per richiamare i vecchi tempi e anche per capire in che momento è iniziata la loro decadenza, decidono di riportare in scena la guerra e l’assedio degli Achei contro la città di Troia, iniziata a seguito del rapimento di Elena, moglie di Menelao e cognata di Agamennone, considerata la donna più bella dell’antichità. Il rapitore, Paride, era figlio del re di Troia, Priamo, e per questo gli Achei organizzarono la spedizione di cui furono protagonisti da parte achea figure come Achille e Patroclo, e da parte troiana Ulisse (Odisseo).

La vicenda narrata nell'Iliade viene raccontata dagli dei decaduti come si trattasse di un teatro delle marionette; ognuno di loro di volta in volta si fa portatore di una marionetta che lo copre quasi integralmente e che manovra nelle azioni e interazioni, interpretando così gli umani protagonisti della guerra di Troia. Di tanto in tanto gli dei lasciano le loro marionette e commentano i fatti della guerra e le azioni dei vari personaggi, e soprattutto rivendicano il ruolo che hanno avuto nel confondere la percezione degli umani ovvero nel raggirarli, spingendoli a fare azioni che probabilmente non avrebbero altrimenti fatto.

E però all'esito della guerra di Troia, con l'ingresso del cavallo di legno nelle mura della città, e la strage dei troiani, gli dei si chiedono se la loro intromissione non sia stata eccessiva e se non sia da quel momento che il loro rapporto con gli umani è cambiato, dando l'avvio a quella decadenza che li vede ormai vecchi, inutili e annoiati.

Eppure, in questa commedia dell'arte che mette in scena quasi uno spettacolo di pupi nel quale tutto ci fa pensare che gli uomini siano manovrati dagli dei (e in questo caso lo sono persino letteralmente), man mano il sospetto che siano invece gli dei che narrano la storia ad essere creazioni umane diventa sempre più forte, fino a trasformarsi in certezza. E così non solo ci appare chiaro che gli dei sono lo specchio nel quale gli uomini trasferiscono tutti i loro difetti e meschinità, nonché forse le loro ambizioni, ma sono anche uno straordinario strumento di deresponsabilizzazione collettiva, lì dove qualunque nefandezza e azione più o meno orribile può essere ascritta all'intervento divino o fatta in nome di un qualche dio, togliendo dunque agli esseri umani il pesante fardello di fare i conti con le loro azioni e le relative conseguenze.

Uno spettacolo apparentemente leggero - e per questo molto godibile dal punto di vista degli spettatori - che riesce però a far riflettere e a non lasciare indifferenti.

Voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!