domenica 21 maggio 2023

Il sol dell'avvenire

Dell'ultimo film di Nanni Moretti si è già detto di tutto, cosicché sarebbe sciocco da parte mia pensare di poter dire o aggiungere qualcosa di vagamente originale, tanto più che non sono mai stata una fan di Moretti e non sono un'esperta della sua filmografia, e dunque - pur intuendoli - non ho nemmeno riconosciuto dettagliatamente le citazioni e autocitazioni.

Rispetto dunque al film - anzi al metafilm, in quanto parla di un regista che sta girando un film sul partito comunista italiano nel 1956 mentre succedono una serie di cose nella sua vita privata - non ho moltissimo da dire. A tratti mi ha divertito, facendomi ridere e sorridere, in particolare in occasione dei camei di Renzo Piano, Corrado Augias e Chiara Valerio, e per certi versi mi ha anche commosso per quella senile tendenza (che un po' già mi appartiene, e che forse Moretti ha da sempre) a insistere su alcuni concetti e princìpi, che in parte sono anche sue idiosincrasie.

Quindi mi soffermerò su un aspetto soltanto, che in fondo considero il vero merito del film.

Erano anni che non mi capitava di sentire e leggere tante persone diverse che contemporaneamente parlano dello stesso film, che inevitabilmente sono andate a vedere al cinema, visto che Moretti è contrario alla distribuzione sulle piattaforme di streaming. Probabilmente la mia impressione nasce anche dal fatto di trovarmi all'interno di una specifica bolla: penso infatti che sia soprattutto un certo "popolo di sinistra" (se questa espressione ha ancora un senso) a essere andato a vedere in massa Il sol dell'avvenire al cinema e una parte - invero importante - di esso abbia sentito il desiderio di parlarne sui giornali, sui social, su Internet e tra amici.

Ora, dal mio punto di vista - quello di una persona che, in maniera del tutto amatoriale, scrive di film che guarda quasi esclusivamente al cinema e che ha la sensazione che i film che vede siano stati visti da un numero infinitesimale di persone e spesso non in contemporanea con me (perché altri li vedono molto prima o dopo sulle piattaforme), mentre parti importanti della mia bolla parlano di prodotti che io non so cosa siano - questa sensazione "antica" di condividere (non necessariamente fisicamente, ma almeno virtualmente) una visione con una parte della comunità è davvero molto bella.

Di fronte a una società tribale, con interessi sempre più frammentati - che la rete (anche per fortuna!) ha consentito di condividere con la propria nicchia -, ritrovarsi improvvisamente dentro una comunità più ampia - e certo anche cacofonica - che parla dello stesso oggetto mi è sembrata una sensazione strana, in parte entusiasmante e in parte fastidiosa (forse proprio perché non ci siamo più abituati).

Comunque, Nanni Moretti ha il merito di aver creato questa occasione, e in qualche modo di averci davvero riportato indietro nel tempo. Forse si tratta di uno di quelli entusiasmi un po' retrò prima che tutto cambi definitivamente e completamente, ma tutto sommato godiamocelo, visto che non è detto che ce ne saranno altri ;-)

Voto: 3/5


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