Sono andata a vedere questo spettacolo scritto e diretto da Davide Sacco e interpretato da Lino Guanciale e Francesco Montanari con molte speranze e aspettative. La presentazione dello spettacolo è intrigante: siamo nell'ufficio del Paul Veres, il proprietario di una fabbrica di armi, ereditata dal padre, che è noto come "l'uomo più crudele del mondo". Veres ha appuntamento con un giornalista di una piccola testata che ha il compito di intervistarlo e di capire meglio chi è quest'uomo schivo e riservato di cui si sanno pochissime cose.
Lo spettacolo si struttura dunque come un confronto tra due persone, delle quali apparentemente sono perfettamente chiari i ruoli: uno è l'intervistatore e l'altro l'intervistato, uno è l'uomo potente e ricco e l'altro un uomo normale. Man mano che il dialogo procede sembra evidente che tra i due si innesca una dinamica vittima-carnefice in cui il soggetto debole è il malcapitato giornalista.
A poco a poco però i ruoli si fanno molto più sfumati e anche le dinamiche risultano meno chiare di quanto non fossero apparse all'inizio. L'atteggiamento di Veres è sempre più estremo e trascina anche il giornalista su posizioni sempre meno miti, fino al colpo di scena finale.
Peccato che almeno per quanto mi riguarda il colpo di scena finale non sia affatto tale: molti passaggi del testo fanno intuire quello che apparentemente viene svelato solo alla fine. Ma magari questo è un aspetto anche trascurabile, tanto più che molta gente all’uscita dallo spettacolo dice che il colpo di scena è arrivato inaspettato.
Ci sono però numerose altre cose che non mi hanno convinto. Innanzitutto e paradossalmente la recitazione degli attori: Lino Guanciale ha una recitazione troppo impostata e poco naturale, cosicché in diversi momenti risulta poco credibile, e anche Francesco Montanari - che pure inizia con un approccio molto naturalistico - via via risulta sempre più sopra le righe. Vero è che probabilmente non è del tutto responsabilità degli attori ed è forse lo stesso testo a invitare a questo tipo di recitazione. Un testo che vuole essere psicologicamente e filosoficamente complesso, ma che personalmente ho trovato sostanzialmente banale e a tratti pretenzioso nel suo tentativo di dire qualcosa di nuovo sul rapporto tra bene e male e sulle dinamiche tra vittima e carnefice.
In definitiva ne sono rimasta delusa, il che mi dispiace molto soprattutto perché si tratta di una drammaturgia originale di un autore italiano interpretata da due validi attori.
Voto: 2,5/5
mercoledì 14 dicembre 2022
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