lunedì 1 agosto 2022

Kings of Convenience (+ Marco Castello). Villa Ada Festival, 27 luglio 2022

È la terza, forse la quarta volta che vado a un concerto dei Kings of Convenience. Per quanto mi riguarda sono molto affezionata a questi due ragazzoni norvegesi, Erlend Øye e Eirik Glambæk Bøe, che poi ormai tanto ragazzi non lo sono nemmeno più. Erlend tra l'altro è ormai, e già da un po' di anni, di casa - in senso letterale - in Italia, visto che abita parte dell'anno a Siracusa e parla un ottimo italiano. Probabilmente è stando a Siracusa che ha conosciuto Marco Castello, il musicista e cantante siciliano che ha studiato tromba jazz a Milano e che ha pubblicato il suo primo album dal titolo Contenta tu. È a lui e alla sua band che i KOC affidano l'opening del concerto e devo dire che si tratta di un opening divertente e molto partecipato, a differenza di quanto accade in molte altre circostanze.

Marco Castello è giovane e bravo, le sue canzoni sono belle e divertenti, e tutta la band suona da dio. Cosicché già penso che appena tornata a casa comprerò il suo album per riascoltarlo e verificare se si è trattato di un'impressione momentanea oppure no. In realtà Marco Castello e la band torneranno protagonisti nell'ultima parte del concerto, secondo uno schema già consolidato nei concerti dei KOC.

E a questo proposito mi preme fare una riflessione. Molte persone che conosco non vengono ai loro concerti perché dicono che i KOC fanno musica noiosa e non reggerebbero un concerto. Sulla prima affermazione ovviamente non posso dire nulla: è questione di gusti. Il new acoustic mouvement di cui i KOC sono tra i principali rappresentanti non è sicuramente rock e può risultare nell'ascolto in parte ripetitivo, anche se secondo me alcune melodie e il gioco armonico delle due chitarre resta qualcosa di altamente godibile. Sulla seconda affermazione però devo decisamente dissentire: i KOC dal vivo sono imperdibili, soprattutto all'aperto e in spazi medio-grandi. 

La loro performance parte intimistica con i dialoghi tra le due chitarre e le sonorità soft, per poi crescere di intensità e di partecipazione, fino a diventare una performance a 360°. Se Eirik rimane sempre composto e misurato, Erlend man mano prende in mano la situazione e comincia a improvvisare, a ballare, a dirigere il pubblico, fino a quando sulle ultime canzoni a uno a uno salgono sul palco i musicisti della band di Marco Castello (e anche lui con la sua tromba) e le canzoni dei KOC diventano un'esplosione di ritmo e di divertimento su cui tutti (e sottolineo tutti) cominciano a ballare.

Il divertimento è davvero assicurato. E questa per me è la dimostrazione della differenza tra la musica ascoltata in cuffia e quella dal vivo. Se andate a un concerto e tutto sommato questo non aggiunge niente all'ascolto in cuffia, dal mio punto di vista si sono buttati dei soldi; quando tornate carichi a 3000 allora i musicisti hanno dimostrato davvero di essere animali da palcoscenico e di saper conferire un alto valore aggiunto alla pura esecuzione dei brani.

Dopo il tripudio dell'ultima canzone (che non poteva che essere I'd rather dance with you) i KOC e la band di Castello ci salutano, ma il pubblico non ne ha abbastanza e li richiama a gran voce, così i due tornano sul palco prima per una versione di Una ragazza per due eseguita insieme alla band e poi per un'ultima canzone intima, suonata a due. Segue infine la foto di rito con tutto il pubblico di Villa Ada!

È chiaro che i KOC amano Roma e soprattutto amano Villa Ada (raccontano del primo concerto in questa location nel 2004 al quale inaspettatamente arrivarono 5000 persone, loro che ancora non erano famosi come oggi) e il pubblico (di tutte le età, dai giovanissimi a persone quasi anziane) ricambiano questo amore in maniera completa e viscerale.

Quindi in futuro se vi propongono un concerto dei KOC non dite di no. Ascoltatemi.

Voto: 4/5

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