lunedì 10 giugno 2019

Fuerteventura e Lanzarote: isole di deserti e di lava (Prima parte)

Il panorama dal Sicasumbre, Fuerteventura
Distese di brulle colline, infinita, maestosa solitudine.
Il respiro incessante del mare,
a plasmare cupi arenili e candide dune.
Vento imperioso,
che sferza e alimenta.
E una strada di imperscrutabile destino,
cammino di fragile libertà,
in questa terra di confine,
crocevia di popoli antichi e remoti.
(R. G.)

Fuerteventura, una tipica strada
Questa è la breve poesia composta da mia sorella dopo aver visto alcune delle foto del mio viaggio alle Canarie. A me pare descriva molto bene lo stato d'animo che le isole di Lanzarote e Fuerteventura suggeriscono al viaggiatore, il che mi fa anche - e orgogliosamente - pensare che le mie foto trasmettano esattamente la sensazione che io ho provato nell'attraversare questi paesaggi.

Ma cominciamo dal principio. Tutto iniziò molto tempo fa, quando vidi il film di Almodovar Gli abbracci spezzati, quasi interamente ambientato nell'isola di Lanzarote. Rimasi praticamente ipnotizzata da quei paesaggi che sembravano di un altro pianeta e da quelle corse in macchina su strade perfette e praticamente deserte, circondate da terre completamente nere. Poi qualche mese fa sono andata a vedere l'ultimo film di Gilliam, L'uomo che uccise don Chisciotte, e anche lì sono rimasta affascinata dalle ambientazioni e ho scoperto - guarda caso - che si trattava di un'altra isola dell'arcipelago delle Canarie, tra l'altro la più vicina a Lanzarote, Fuerteventura.

Corralejo, Fuerteventura
Così, al momento in cui si è cominciato a ragionare di un possibile viaggio primaverile, il desiderio di andare a Lanzarote e Fuerteventura è diventato una possibilità concreta.

Normalmente la gente pensa alle Canarie come la destinazione di una vacanza di mare, mentre pochi sono pienamente consapevoli del fatto che Lanzarote e Fuerteventura - prima ancora che posti dove fare vita da resort - sono isole da scoprire, attraversare e conoscere per la bellezza dei loro paesaggi e la ricchezza della loro cultura. Questo era esattamente ciò che cercavo e che ho trovato.

Corralejo, Fuerteventura
Pur avendo volato su Lanzarote con un volo diretto da Bologna, la prima parte del viaggio si è svolta in realtà a Fuerteventura, in compagnia di S. e A. Infatti, subito dopo l'arrivo in aeroporto e il ritiro dell'auto a noleggio (assolutamente essenziale per girare in queste isole) ci siamo recate a Playa Blanca, dove abbiamo parcheggiato la macchina e siamo salite sul traghetto delle Lineas Romero per Corralejo, nel nord di Fuerteventura.

Portare la macchina sul traghetto era un'opzione che avevamo considerato e poi escluso, sia perché costosa a livello economico, sia perché le macchine noleggiate in un'isola possono essere portate in un'altra solo con particolari condizioni assicurative che noi non avevamo e non volevamo sottoscrivere.

Ci è dunque convenuto noleggiare un'altra macchina a Corralejo per i quasi tre giorni che siamo state a Fuerteventura.

FUERTEVENTURA

Il primo impatto con l'isola di Fuerteventura è una giornata calda e soleggiata e un ristorante di pesce sulla spiaggia, la Cofradia de Pescadores, che ci era stato consigliato dai nostri vicini in aereo. Il ritiro dell'auto da Fuerte78 è un po' una piccola avventura, perché il nostro noleggiatore ci aveva dato la sua disponibilità senza tener conto della chiusura domenicale (tra l'altro in Spagna domenica di elezioni). Dopo una telefonata alquanto assertiva per parte mia, il povero Abian (invero molto gentile e disponibile) lascia la tavola di casa e viene al suo ufficio chiuso a Corralejo per darci la nostra auto, una Twingo gialla.

La nostra casetta a Tefìa, Fuerteventura
La nostra casa si trova al centro dell'isola, tra le colline e il deserto, vicino Tefìa. Si tratta di una tipica casetta bianca a un piano, dove abbiamo anche una veranda molto bella, il tutto gestito da una simpatica signora inglese.

Le prime tappe sono all'antico capoluogo di Fuerteventura, Betancuria, che è una bomboniera, ma quando ci andiamo noi sembra una città fantasma (facciamo fatica a incontrare altri esseri umani!), e poi un po' di su e giù per la FV30 (sì, qui le strade sono identificate da numeri preceduti dalla sigla che richiama l'isola sulla quale si trovano), la strada che va al Mirador di Morro Veloso che però purtroppo è chiuso! D'altra parte, anche fosse stato aperto, non credo avremmo visto molto, dal momento che le nuvole sono bassissime e hanno inghiottito il paesaggio, oltre al fatto che c'è un vento pazzesco. Noi siamo vestite con tutti gli strati che abbiamo, mentre una bimba con la canottiera e le ciabatte si fa fare le foto vicina alle statue dei giganti Guise e Ayose. Quando scendiamo dal Mirador, sulla strada che va verso Antigua ci fermiamo a fotografare dei bei mulini a vento.

Verso Antigua, Fuerteventura
Intanto, già solo in poche ore abbiamo visto cambiare il cielo mille volte e incontrato tutti i climi ;-)

La sera ceniamo al bar El Artesano, che ci è stato consigliato dalla nostra ospite e abbiamo trovato recensito molto bene ovunque. Effettivamente mangiamo tapas a volontà, tra cui un ottimo queso frito con marmellata, nonché le nostre prime papas arrugadas (delle patate lesse al sale accompagnate dagli onnipresenti mojo rosso e mojo verde, due salsine ottenute da un mix di spezie, aglio e peperoni macinati e mescolati con olio e aceto, che poi riprodurremo appena tornate in Italia), oltre a un tonno in padella e non so cos'altro per la modica cifra di 10 euro a testa, e circondate solo da persone del luogo.

Le strade deserte nell'interno di Fuerteventura
Il rientro alla nostra casetta risulterà piuttosto difficoltoso; nel buio totale che caratterizza l'isola (e che è una delle sue cose più belle) non riusciamo a individuare la stradina sterrata da imboccare. Ne prendiamo diverse senza esito e facciamo per un bel po' su e giù nel raggio di 2-3 chilometri senza successo (stupidamente non abbiamo registrato la posizione su Google Maps). Quando ci decidiamo a chiamare la signora sono ormai le 23, ma proprio in quel momento la strada ci appare come un miraggio e così siamo finalmente a casa!

Alla sveglia, la mattina seguente, rimaniamo scioccate perché ci sono dei nuvoloni pazzeschi che incombono sul paesaggio di fronte a noi. A. - che ha già trascorso qualche giorno a Lanzarote prima di noi - ci dice che qui è normale; la mattina sembra sempre brutto tempo, ma nel corso della giornata il vento spazza le nubi e arriva il sole, teoria che vedremo confermata nei giorni successivi.

Il panorama dalla FV605, Fuerteventura
La meta di oggi è il sud dell'isola per arrivare alla sua estremità; da Pajara prendiamo la FV605, una strada che attraversa un paesaggio incredibile con viste mozzafiato su colline e montagne dai colori cangianti e rese ancora più spettacolari dal gioco di luci e ombre determinato dal passaggio delle nuvole.

Ci fermiamo all'Osservatorio del Sicasumbre, da dove si domina l'intera vallata sottostante e lo sguardo si spinge fino al mare (non credo di sbagliare nel dire che da qui su si vede la spiaggia di Cofete che raggiungeremo dopo).

Il deserto andando verso il sud di Fuerteventura
Nel nostro percorso verso sud facciamo una tappa in zona Costa Calma, che non è un posto bellissimo, perché è un classico paesino fatto apposta per il turismo di mare, ma ha una spiaggia molto bella e con il mare calmo che ci invita a metterci i costumi. L'acqua è freddissima e le correnti - se non si sta attenti - portano al largo (del resto è l'oceano), ma il bagno è ristoratore, gli scoiattolini sulla spiaggia fanno compagnia e la possibilità di potersi stendere un po' al sole non ha prezzo (ma state attenti perché per un'oretta di sole e nonostante la crema qualche arrossamento di troppo ce lo siamo beccato!).

Lo sterrato che attraversa la penisola di Jandia, Fuerteventura
Sulla strada che ci porta poi alla penisola di Jandia c'è un po' di tutto, sintetizzato dalla zona di Morro Jable, dove da un lato si vedono palazzoni e grandi resort, dall'altro ogni tanto lo sguardo si apre su dune di sabbia bianchissime in mezzo alle quali si vede un mare di un turchese difficile da descrivere. In men che non si dica siamo allo sterrato che attraversa l'area protetta della penisola di Jandia dirette al faro che si trova sull'estremità. Dopo chilometri e chilometri di sterrato troviamo un bivio: da un lato si prosegue verso il faro, dall'altro si va alla spiaggia di Cofete. Capiamo che non potremo fare entrambe le cose e così optiamo per Cofete.

La spiaggia di Cofete vista dall'alto
La strada prosegue risalendo fino a un punto panoramico, dove di nuovo - mentre alle spalle abbiamo lasciato il sole - qui troviamo un vento fortissimo e densi banchi di nuvoloni che si accumulano sulla spiaggia che si sviluppa, enorme, sotto di noi. Lo spettacolo è da mozzare il fiato, e noi non ci lasceremo certo impressionare da sterrato, vento e brutto tempo. Così proseguiamo - attraversando un paesaggio che si fa sempre più scuro e dove qua e là ci sono strane piante di cactus - fino ad arrivare a un piccolo villaggio da cui si può scendere alla spiaggia, che - come molte altre in queste isole - è una parte di una vecchia, enorme, caldera di un vulcano.

La spiaggia di Cofete, Fuerteventura
La spiaggia è lunghissima, a ridosso c'è un cimitero coperto di sabbia, il mare è agitato dal forte vento e l'aria è resa brumosa dallo strano mix prodotto dal cielo e dal mare. Uno spettacolo che non ci si stancherebbe mai di guardare, una spiaggia di quelle che viene voglia di percorrere tutta finché si ha tempo e voglia. Noi in effetti facciamo una lunga passeggiata rigenerante sul bagnasciuga prima di riaffrontare lo sterrato per tornare indietro.

La spiaggia nera di Ajuy, Fuerteventura
La nostra prossima tappa è Ajuy, un piccolo villaggio di pescatori affacciato su una spiaggia nera molto fotogenica (sarà anche che è la prima che incontriamo) da cui parte un breve sentiero che conduce a delle enormi grotte naturali protette dall'oceano che ruggisce fuori.

Intanto di nuovo il cielo si è riempito di nuvole basse, nere e rosa, che però non portano neanche una goccia di pioggia. Questa giornata - ma la sensazione si confermerà nei prossimi giorni - ci sembra di aver vissuto molto più di 12 ore per la varietà e la quantità di cose che abbiamo visto e vissuto.

Il paesino di pescatori di Ajuy, Fuerteventura
L'indomani, prima di riprendere il traghetto per Lanzarote, c'è tempo per andare al Calderon Hondo, un vulcano nella zona di Lajares dove si può fare un piccolo trekking di un'ora e mezza in mezzo a un paesaggio quasi lunare per arrivare alla caldera da dove si può ammirare un panorama notevole, in cui si riconoscono da una parte le dune del Corralejo e dall'altra la costa all'altezza di El Cotillo.

L'escursione al Calderon Hondo, Fuerteventura
È qui che ci dirigiamo dopo aver ripreso la macchina: si tratta di una cittadina turistica, da cui ci allunghiamo per qualche foto al faro del Tostòn e alla Playa della Concha, dove la piscina naturale offre un colore dell'acqua incredibile, anche grazie a una sabbia finissima e bianchissima.

L'ultima tappa a Fuerteventura sono le dune di Corralejo, alte dune di sabbia bianca che si stagliano sui vari turchesi dell'oceano. Un luogo che trasmette un senso di libertà e un'energia che ci porteremo dietro a lungo.

Le dune di Corralejo, Fuerteventura
Il ritorno in traghetto a Lanzarote è piuttosto avventuroso a causa del mare grosso che ci fa fare dei gran salti sulle onde, tanto che a un certo punto passa il personale di bordo che distribuisce le bustine per vomitare, ma nessuna di noi si scompone più di tanto.

A Lanzarote ci sistemiamo nel nostro appartamento di Guatiza, una specie di monolocale con grandi vetrate che si affaccia su un giardino curatissimo. I proprietari di casa, R. e S., ci danno un sacco di consigli, e su loro suggerimento la sera andiamo a mangiare al ristorante El Lago a Punta Mujeres, un posto un po' anni Settanta dove però mangiamo dell'ottimo pesce. Come primo impatto con l'isola possiamo dirci più che soddisfatte.

Qui la seconda parte del racconto di viaggio, dedicata a Lanzarote.

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