domenica 5 agosto 2018

I gialli e i blu. La costa baltica della Germania in bicicletta (seconda parte)

(Per la prima parte del racconto di viaggio vai qui)

A livello di città e cittadine attraversate e visitate, abbiamo avuto modo di apprezzare e girare un bel po' per Lubecca che è una specie di bomboniera, costruita all'interno dell'ansa del fiume, con un centro in cui si sposano i resti del passato, le ricostruzioni realizzate come solo i tedeschi sanno fare e gli edifici moderni e modernissimi. Una città gradevolissima e piena di biciclette, dove siamo state benissimo.

Del paesino di mare a 20 km da Lubecca, Travemünde (da noi prontamente ribattezzato Travelmunde) non riusciamo a vedere moltissimo perché la tappa in cui è inserito è la prima, lunghissima, e quindi abbiamo abbastanza fretta di prendere il traghettino che ci permette di superare il canale e di ripartire. Bella anche Wismar, in particolare il suo vecchio porto dove prima ceniamo in una locanda di pesce molto caratteristica e dopo assistiamo a un tramonto spettacolare insieme a tante altre persone che lì si danno appuntamento per vedere il sole tuffarsi nel mare.

Una sorpresa del tutto inaspettata è la cittadina di Warnemünde, località balneare che si sviluppa lungo la costa e il cui centro storico si articola intorno all'estuario del fiume Warnow, lo stesso che poi attraversa Rostock. Il centro è pieno di casette colorate e piene di fiori, sulla piazza principale troneggiano il grande faro e la Teepot, un edificio a forma di teiera adibito a shopping center, e sul porto si susseguono i baracchini che vendono il pesce, dove finalmente riusciamo a cenare in modalità street food. Qui tra l'altro S. è vittima del gabbiano incazzato che, mentre giriamo con il piatto di carta con i resti del pesce per cercare un bidoncino della spazzatura che non troviamo, si lancia su S. e fa volare piatti e resti del pesce. Scena degna di un film di Hitchcock!

La nostra sosta a Warnemunde ci permette anche di fare una gitarella a Rostock, prendendo il trenino che come una metropolitana di superficie collega le due città e portandoci dietro le biciclette! A un primo impatto Rostock sembra non dirci molto e invece quando ci addentriamo per le sue stradine e raggiungiamo il centro, dove un nugolo di bambini gioca intorno alla fontana e dove noi mangiamo un Rostocker Rauchwurst ci riconciliamo con la città.

Il nostro tour delle città anseatiche si conclude con Stralsund, dove la nostra passeggiata per la città - posto che ormai siamo agli ultimi giorni della vacanza - è finalizzata a cercare qualche piccolo souvenir e pensierino da portare in Italia. Questi giri ci permettono però di apprezzare il centro storico con le sue chiese monumentali e ci fanno incontrare un bellissimo negozio di tessuti, vestiti e accessori, dove compreremo un sacco di regalini.

Passando al paesaggio, il percorso in bicicletta è proprio come piace a noi, non troppo faticoso ma non noioso. Le piste ciclabili e le stradine per le quali passiamo ci consentono di godere appieno di tutto quello che il territorio offre: sono bellissimi i tratti in cui attraversiamo i campi di grano, orzo e mais che ad ogni curva offrono scorsi sul blu intenso del mare.

Il mare ci accompagna costantemente, più o meno vicino dalle strade che attraversiamo: a volte lo vediamo solo in lontananza e lo riconosciamo dal contrasto intenso che il suo blu fa con il giallo dei campi (da qui il titolo di questo post), altre volte non lo vediamo ma è vicinissimo, perché noi pedaliamo su delle specie di argini e a sinistra abbiamo delle dune di sabbia tra le quali si aprono dei passaggi che portano sulle spiagge spesso affollate di strandkorb, quelle specie di poltroncine coperte che dominano il paesaggio delle spiagge nordiche. Non mancano le foreste di fogge e forme le più diverse: con alberi altissimi e regolari, oppure fitte e confuse, con sottoboschi pulitissimi oppure pieni di felci.

Menzioni speciali per il giro all'isola di Poel, per il piccolo forno di Stove dove compriamo dei pani dolci e salati buonissimi, per la bellissima penisola del Fischland che si sviluppa come una striscia di terra sottilissima tra il mar Baltico e il cosiddetto mare interno, la grande laguna regno di uccelli di ogni tipo e in buona parte riserva naturale. Questa è anche la zona delle fiabesche case "impellicciate" (come le chiamo io) dove prima o poi voglio soggiornare.

Bella anche la deviazione verso il faro di Bastorf vicino a Ostseebad Kühlungsborn, la vista dal faro, e soprattutto la strada sterrata che facciamo per scendere verso il mare dalla collinetta. Suggestiva l'unica giornata nuvolosa di questa settimana di bicicletta, che ci permette di apprezzare il paesaggio in maniera diverse e altrettanto affascinanti; e del resto le foto paesaggistiche più belle le faccio su una spiaggia in cui un enorme nuvolone nero minaccia i giochi dei bagnanti. Curiosi i carretti trainati da biciclette che diventano punti di ristoro, in particolare per la vendita dei panini col pesce.

Molti anche i momenti che ci strappano un sorriso. Oltre all'attacco del gabbiano - momento divertente e spaventoso al contempo, ridiamo a crepapelle per i tentativi di comunicazione con le signore delle reception degli alberghi dove dormiamo e che per gran parte non parlano una parola di inglese; io mi sforzo di capirci qualcosa ma non sempre riesco e talvolta la reazione è che le signore alzano la voce e quasi si arrabbiano quasi a dirmi: "Ma com'è che non capisci!!!".

Molto divertente è anche la casa rosa dove dormiamo a Kühlungsborn, nonché i temporanei compagni di viaggio che ci affiancano durante alcune tappe, per esempio le due signore che incrociamo spesso nell'ultima tappa e con cui alla fine ci salutiamo: una vestita da ciclista di tutto punto, l'altra con una specie di gonna e un golf sulle spalle. Io dico a S. che secondo me la prima ha raggirato la seconda dicendo che uscivano in bicicletta per un picnic e poi invece l'ha trascinata in una tappa da 40 km!

Ridiamo poi quando attraversiamo il paese di Kleine Damitz, che è un paese piccolissimo (di una decina di case) e che è seguito dal paese di Grosse Damitz, un paese in realtà ancora più piccolo, e ci chiediamo da quale ironia nasce questa toponomastica! Ridiamo quando per fare una fotografia a uno stormo di uccelli che riposano tutti insieme in un campo, dopo averle provate tutte io faccio il mio fischio alla pecorara e gli uccelli si alzano tutti in volo per la mia gioia!

Ridiamo quando S. che è alla strenua ricerca di aringhe in scatola, apparentemente introvabili, trova il reparto giusto in un supermercato vicino la stazione di Straslund, cosicché inizia il nostro rifornimento di scatolette che richiederanno un'attenta calibrazione dei pesi al momento dell'imbarco delle valigie.

L'ultimo brivido che finisce in una risata è quando prendiamo la metropolitana per l'aeroporto di Amburgo e a un certo punto, guardandomi intorno, realizzo che noi siamo le uniche con le valigie, e dopo un po' di trambusto capiamo che siamo nelle carrozze sbagliate e che il convoglio si divide in due a una delle prossime stazioni!

Qui il mio racconto per immagini su Behance.

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