lunedì 12 febbraio 2018

Il grande prato / Roberto Grossi

Il grande prato / Roberto Grossi. Bologna: Coconino Press, 2017.

Il grande prato è la storia di due fratelli gemelli identici (la gente li chiama "siamesi") che vivono con lo zio in una baracca non lontano dal fiume, non lontano da un campo rom, alla periferia di una squallida periferia di città, fatta di palazzoni, di immondizia e di spaccio di droga.

Siamo dunque in un mondo marginale, che spesso chi ne è fuori percepisce come un tutt'uno indistinto, gente da ignorare e con cui non avere possibilmente niente a che fare.

Invece Roberto Grossi ci mostra che ci sono stratificazioni e gerarchie anche nella marginalità.

Lo zio dei gemelli non vuole che loro frequentino il campo rom, mentre i ragazzi di strada della periferia urbana li trattano come straccioni e ladri esattamente come i rom. E invece i gemelli - nella loro incoscienza di bambini e anche nella loro coraggiosa sfrontatezza che sconfina quasi nel cinismo - finiscono per diventare dei frequentatori assidui del campo rom, nonché per interferire anche nel mondo degli abitanti dei palazzoni.

I loro occhi - disegnati da Grossi in modo quasi inquietante - scrutano il mondo, tutto, cercando di capirlo, di trovare delle risposte e una loro collocazione, una salvezza, un senso. Fino a quando l'ordine che hanno cercato di dare a questo mondo non salta completamente, in un rigurgito di questa endemica lotta tra poveri e diseredati, in cui c'è continuamente il bisogno di prendersela con qualcuno che sta più in basso di te nella scala sociale e delle condizioni materiali.

L'albo di Grossi racconta un mondo duro, e l'effetto è ancora più duro perché passa attraverso gli occhi di due bambini, categoria che noi siamo abituati - forse erroneamente - ad associare all'innocenza e alla purezza.

C'è qualcosa di spettrale nelle atmosfere disegnate da Roberto Grossi, che dà una patina a tratti quasi horror a un racconto sociale.

Per fortuna c'è anche lo spazio per la speranza, che fa capolino attraverso una zattera sul fiume tenuta ancorata a un albero. Il messaggio è che esiste sempre un modo per ricominciare e provare a costruire un mondo con meno brutture, dove poter vivere e non solo sopravvivere.

Voto: 3/5

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!