Avevo avuto modo di visitare rapidamente la mostra al momento della sua inaugurazione e mi ero subito resa conto che Gravity. Immaginare l'universo dopo Einstein è una mostra affascinante che però richiede un tempo congruo per poter essere visitata.
Sapendo della passione di mio nipote per l'astronomia, ho deciso di tornarci con lui a febbraio e ci siamo presi una domenica mattina per gustarcela lentamente.
La mostra sostanzialmente racconta le conseguenze sulla nostra conoscenza dell'universo determinate dalla scoperta della teoria della relatività generale da parte di Albert Einstein, un viaggio di circa 100 anni che ci ha portato solo in tempi recenti a poter dimostrare scientificamente l'esistenza delle onde gravitazionali, già ipotizzate da Einstein.
La mostra è uno spazio interamente buio, tanto che all'ingresso si suggerisce di prendersi tutto il tempo necessario per abituare gli occhi all'oscurità. Questa scelta non solo rende la fruizione dei video e delle installazioni migliore, ma crea anche un'atmosfera molto suggestiva e appropriata al tema trattato.
In sala sono a disposizione del pubblico alcuni assistenti, facilmente riconoscibili per le magliette con le scritte visibili al buio, che offrono su richiesta spiegazioni su tutti i contenuti della mostra e riescono ad adattare le loro spiegazioni a pubblici diversi per età e competenze di fondo.
In particolare, l'assistente a cui ci avviciniamo ci spiega molto bene l'installazione più grande della mostra, quella che ha al centro un ragno con la sua ragnatela collegato a una serie di sensori sonori e visivi, e ci fa capire come funziona un interferometro, a partire dal modello in piccola scala che è anch'esso in mostra.
Grazie a lui capiamo anche che l'obiettivo della mostra è quello di dimostrare che nell'universo tutto è collegato e che il suo studio e la sua comprensione possono essere favoriti da un approccio che metta insieme scienza e arte.
Non a caso la mostra propone diverse installazioni che - proprio grazie all'apporto creativo dell'artista - consentono alla mente umana di comprendere e visualizzare cose che sono talmente al di fuori della nostra esperienza che facciamo fatica a interpretare razionalmente.
Per il resto, in mostra troviamo vetrine che propongono oggetti e documenti scritti che testimoniano alcuni passaggi fondamentali nel progresso della conoscenza dello spazio, nonché numerosi video di pochi minuti che spiegano concetti basilari come lo spazio-tempo, la materia oscura, la radiazione cosmica di fondo, ovvero altri concetti importanti che hanno contribuito a poco a poco a far comprendere il perché di alcuni fenomeni.
Mio nipote sa molto di più di me sulle cose che stiamo vedendo ma apprezza l'allestimento e ogni tanto mi fornisce anche qualche elemento aggiuntivo di comprensione.
Una visita affascinante che consiglio a tutti coloro che vogliono provare a capire il mistero più grande di tutti: com'è nato, com'è fatto e come evolverà l'universo nel quale viviamo.
Voto: 4/5
mercoledì 14 febbraio 2018
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