mercoledì 13 gennaio 2016

Macbeth

La serata inizia con una lunghissima coda davanti al cinema dove danno Macbeth in lingua originale (e d’ora in poi prometto che pronuncerò sempre Mek’bef), nella quale davanti a noi c’è un gruppo di tre signore che si sono addirittura portato dietro il libro, mentre dietro di noi ci sono dei ragazzi e uno chiede se si tratta di una “commedia” di Shakespeare

Io non ricordo se ho mai letto l’opera shakespeariana, né sono sicura di averla mai vista rappresentata; non mi sono d’altro canto neppure premurata di andarmi a riguardare la storia, cosicché arrivo – e forse per fortuna – quasi totalmente digiuna. A dire la verità la decisione di vedere questo film è stata stimolata più dalla presenza di Michael Fassbender e Marion Cotillard che da Shakespeare.

Devo dire però che il film di Justin Kurzel mi conquista nel suo complesso, e non solo per gli attori che mette in campo.

Innanzitutto, da un punto di vista visivo: la bellezza selvaggia, aspra e respingente delle Highlands fa da sfondo visivamente straordinario della storia di Macbeth. Dentro questo scenario che di per sé vale già l’intero film, il regista gioca due carte principali: la fedeltà linguistica al testo letterario (particolarmente apprezzabile in lingua originale) e la traduzione in immagini di un testo cupo e cruento qual è Macbeth.

Il racconto per immagini è infatti letteralmente intriso di sangue, di terra, di fuoco, di carne lacerata, di sporcizia, cui corrispondono sentimenti di ambizione, di crudeltà, di dolore, di lealtà, di follia, di pentimento. E questi uomini e donne così a contatto con le proprie viscere in senso letterale e metaforico sono in realtà burattini nelle mani di un destino (sotto le spoglie delle soprannaturali tre sorelle) che si fa beffe di loro.

Macbeth (Michael Fassbender) è un uomo valoroso, ma debole di fronte alle lusinghe del destino e alle provocazioni della moglie. Lady Macbeth (Marion Cotillard, che sfoggia un bell'accento inglese) è una donna rosa dall’ambizione, vera anima nera della storia, motore primo dell’omicidio efferato del re Duncan, impotente di fronte alla follia sempre più estrema del marito, infine perseguitata fino alla morte dalla scia di sangue che ha provocato.

Il film, anche in questo fedele all’originale shakespeariano, conserva nella narrazione elementi di ambiguità e incertezza, legati sia al ruolo del soprannaturale nell’intreccio sia al non perfetto realismo dei personaggi, che vanno interpretati come tali.

È indubbio che la versione di Justin Kurzel – per quanto fedele allo spirito shakespeariano – si nutra dell’immaginario con cui moltissima cinematografia e letteratura recente (non ultimo la saga de Il trono di spade) hanno alimentato il pubblico, cosicché in alcuni momenti il rischio di straniamento è dietro l’angolo. A me sembra però che questa versione moderna – senza essere modernista – di Macbeth non sarebbe dispiaciuta al grande Bardo. Ma forse è solo che ultimamente sono particolarmente buona.

Voto: 3,5/5

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