Nei miei occhi / Bastien Vivès. Firenze: Black Velvet, 2010.
Ho avuto la fortuna di leggere Nei miei occhi dopo aver letto non solo Il gusto del cloro (che viene cronologicamente prima) ma anche Polina (che invece è stato realizzato dopo).
In caso contrario sarei stata anch'io facile preda della brutta sensazione che Bastien Vivés utilizzi le storie come pretesto per la sua ricerca sperimentale e tutta grafica sul fumetto.
Infatti, come ne Il gusto del cloro anche in questo albo la storia è a dir poco minimale, per quanto sincera nel fotografare una dimensione emotiva molto vera e probabilmente vissuta da molti.
Si tratta di un incontro tra un ragazzo e una ragazza che prima apre speranze d'amore ma poi sfiorisce senza un vero perché.
Anche in questo caso, inoltre, la scelta grafica è molto originale e sperimentale. Se ne Il gusto del cloro la dimensione muta e di colore uniforme della piscina finiva per essere protagonista dell'albo, in Nei miei occhi i pastelli dai colori accesi (arancio, rosso e giallo soprattutto) creano un'atmosfera molto meno asettica e più partecipata, che si conferma per lo specifico punto di vista scelto dall'autore.
L'albo è tutto disegnato in soggettiva, ossia vediamo e sentiamo tutto (oppure non vediamo e non sentiamo) esattamente come l'autore. Le cose e le persone sono vicine o lontane a seconda di quanto lo sono rispetto al "narratore", così come le parole e i tratti fisici degli altri sono più o meno definiti a seconda dell'attenzione che egli pone e dell'interesse che ha nei loro confronti.
Si tratta però di un narratore muto, uno cioè che ci racconta il suo mondo e questo incontro solo con i suoi occhi e le sue orecchie. Non esiste uno sguardo esterno, un punto di vista terzo, e forse proprio per questo non esiste una lettura della vicenda che vada al di là della sua dimensione emotiva.
Il tutto potrebbe portare a dire che Bastien Vivés è un ragazzo talentuoso e non privo di idee, anche originali, ma non ha grandi storie da raccontare e dunque l'imbastitura complessiva dei suoi albi è un po' debole.
Aver letto Polina mi fa dire però che non è così. Vivés sa raccontare anche storie articolate e complesse, ma ha un interesse preponderante per la dimensione emotiva di queste storie, per la quale è alla continua ricerca di soluzioni grafiche che la rendano al meglio.
Il dato che accomuna tutti i suoi albi non a caso è la sua straordinaria capacità di rendere fortemente tridimensionali i personaggi che disegna. Con tecniche diverse e soluzioni varie, tutti i suoi protagonisti hanno mille espressioni e una plasticità che si traduce in mille sfumature interiori.
E questo lo trovo francamente sorprendente. Una qualità difficilmente rimpiazzabile.
Forse Nei miei occhi non è all'altezza degli altri due albi, eppure apporta qualcosa di nuovo allo stile narrativo e grafico di questo giovanissimo talento francese.
Mi pare che la sua sia una strada in ascesa. Speriamo che conservi l'umiltà per non mollare.
Voto: 3,5/5
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