LMVDM : La mia vita disegnata male / Gipi. Bologna: Coconino Press, 2008.
Dopo aver letto S. mi sono innamorata non solo dello stile fumettistico di Gipi, ma anche e soprattutto della sua anima ruvida e delicata, dei suoi fantasmi interiori e dei suoi sogni, del suo tormento mescolato a un’ironia sottile e feroce allo stesso tempo, del suo rapporto controverso con i genitori e con l’infanzia.
Su questa spinta ho comprato LMVDM (La mia vita disegnata male), il racconto di quel periodo della vita di Gipi durante il quale a causa di un problema al pene è costretto a un vero e proprio pellegrinaggio da un dottore all’altro, per scoprirne la cause ed individuarne la cura.
Ma – come spesso accade nei suoi racconti – la vicenda centrale diventa un pretesto per parlare di altro, di un’adolescenza un po’ disordinata, delle stramberie della sua compagnia di amici, degli eccessi di una giovinezza estrema nell’abuso di droghe e alcol, della tenerezza e della crudeltà dell’amicizia.
In questo deliquio, cui fa da inquietante contorno uno stuolo di medici e psicologi la cui stranezza è quasi superiore a quella del protagonista, si alternano gli acquerellati incubi a lieto fine che hanno per protagonisti terribili e buffi pirati, ricordi rimasti impressi nella memoria, come la notte passata in carcere, malinconiche e molto realistiche scene di vita quotidiana, allucinazioni e lunghi – e talvolta sconnessi – discorsi.
Non una lettura leggera e riconciliante; piuttosto una discesa agli inferi insieme al protagonista. La condivisione della sua angoscia, dei suoi sensi di colpa, della sua voglia di vivere a fronte di una ripetuta sfida alla morte.
Epperò, alla fine Gipi non può che risultare tenero e il ricordo del suo amico perso e ritrovato, e poi nuovamente scomparso, eppure profondamente amato, ci riconcilia con l’affettività sconclusionata del protagonista.
Voto: 3,5/5
venerdì 29 luglio 2011
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