mercoledì 3 febbraio 2016

Pensavo fosse l'Arizona e invece era l'Abruzzo (e anche un po' il Lazio)

Continuano le nostre esplorazioni invernali del centro Italia. Questa volta destinazione del nostro viaggio post natalizio è una regione che fin qui avevamo sempre colpevolmente trascurato, l'Abruzzo.

Per questo nostro primo assaggio di una regione che non ha attrattive eclatanti, ma che - come scopriremo - si insinua sotto la pelle in maniera sottile e persistente, facciamo base a Calascio, uno dei paesini che sta sotto la catena montuosa del Gran Sasso. A dire la verità quando avevamo prenotato, pensavamo di rimanere più o meno bloccate tre giorni lì e nei dintorni, perché tutti ci avevano parlato di una zona con tantissima neve. E infatti i segnali c'erano tutti. Ma - complice un inverno del tutto anomalo - arriviamo in zona in una splendida giornata di sole e della neve non c'è neppure l'ombra, se non sulle cime più alte.

Prima ancora di prendere possesso nel nostro micro-appartamento di Calascio (tramite il B&B Natalyia), facciamo una prima tappa a L'Aquila. L'impatto con la città, a quasi sette anni dal tragico terremoto del 2009, è davvero forte. La città è dominata da una quantità inimmaginabile di gru che ormai occupano stabilmente lo skyline e quando ci inoltriamo per il centro storico non ci aspettiamo un tale livello di devastazione. Ci sono ancora strade totalmente inaccessibili e la maggior parte dei palazzi, anche quelli messi in sicurezza, è comunque abbandonata, nonché degli edifici storici e luoghi di culto. Qua e là qualche palazzetto è stato completamente ristrutturato o in via di ristrutturazione, ma la nostra passeggiata in questo centro storico non solo ci dà la percezione del danno enorme ma anche del costo e dello sforzo immane necessari per ridare vita e vivibilità a un centro storico in queste condizioni.

La splendida giornata di sole ci permette comunque di apprezzare le tracce della signorilità di questa città e ci regala una bellissima passeggiata tra le vie e intorno alla fortezza spagnola. Particolarmente degna di nota la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, con la sua facciata di grande impatto, e la fontana delle 99 cannelle la cui storia ci permette di comprendere un po' meglio anche la storia di quest'area in età medievale.

Dopo un ultimo dell'anno autogestito e quasi interamente gastronomicamente portato da casa, il giorno dopo partiamo alla scoperta dei dintorni. Questo primo dell'anno ci lascia a bocca aperta, prima con la salita a Rocca Calascio e poi con la passeggiata all'altopiano di Campo Imperatore.

Rocca Calascio è un paesino medievale ormai composte di poche case, dominato in alto dai resti di un magnifico castello (dove molti film, tra cui Ladyhawke, sono stati girati) e dalla chiesetta di Santa Maria della Pietà, un edificio di origine rinascimentale in un contesto medievale. Ma la cosa più spettacolare è il panorama a 360° che si gode da lassù su un paesaggio punteggiato di piccoli paesini, tra cui Santo Stefano di Sessanio - che avevamo visitato la sera prima apprezzandone pulizia e compostezza, e di infinite montagne brulle, valli coltivate e imponenti montagne innevate. Qui abbiamo cominciato ad avere la sensazione che in questa parte dell'Abruzzo davvero non sembra di stare in Italia.

La conferma l'abbiamo avuto non molto dopo, quando siamo andate verso Campo Imperatore, il cosiddetto piccolo Tibet, l'altopiano ai piedi della catena del Gran Sasso che ha un'atmosfera davvero magica e un paesaggio che non finisce mai di sorprendere. Qui lunghe passeggiate e arrosticini cotti all'aperto sotto il sole di gennaio, con la neve tutto intorno. Una meraviglia per gli occhi e per il cuore. Scendendo dalla montagna dall'altra parte attraversiamo un bosco innevato e completamente immerso in una nuvola e la magia continua così fino al rientro a casa. Prima di ritornare a Calascio, facciamo una breve tappa a Castel Del Monte.

Questa prima giornata ci fa capire perché così tanti spaghetti western (e non solo) sono stati girati in queste zone, perché l'idea di terre sconfinate e sconfinate brughiere che di solito associamo al selvaggio West in realtà ce l'abbiamo anche a due passi da casa.

Il giorno successivo esploriamo l'altro versante della valle, quello che sta al di là della statale 17. Ci fermiamo in alcuni paesini a guardare le abbazie medievali che punteggiano questo territorio (anche se ci accorgeremo solo una volta a casa che abbiamo perso quella più bella, a Bominaco! Tocca assolutamente tornarci!!!). La tappa principale di questa nostra giornata sono le grotte di Stiffe dove facciamo prima la visita guidata in questa grotta giovane dove ancora fiumi, cascate e acqua sono abbondanti e poi facciamo una passeggiata naturalistica alla rocca e al punto in cui la cascata diventa esterna.

L'ultima tappa in questa zona è il Parco Naturale Sirente-Velino che attraversiamo però prevalentemente in macchina dacché il tempo è decisamente peggiorato e il sole ha lasciato il posto a una pioggerella non proprio simpaticissima. In una giornata meno infausta meteorologicamente la strada che va tra Rocca di Cambio e Secinaro avrebbe certamente dato il suo meglio, ma già così i grandi boschi rossi sono piuttosto impressionanti.

La seconda parte della nostra vacanzina si svolge sull'altro versante del Gran Sasso, lì dove il Lazio si incunea tra l'Abruzzo e l'Umbria e quasi tocca le Marche. In questo caso infatti la nostra base è Retrosi, una frazione di Amatrice dove abbiamo un bell'appartamento nell'Albergo Diffuso Villa Retrosi, con vista sulle montagne. Arrivando verso Retrosi prendiamo la via per il Lago di Campotosto che attraversa paesaggi belli e selvaggi.

Ci fermiamo un paio di volte, prima a fotografare dei cavalli nella brughiera, poi a comprare ricotta e salamini in un posto che poi scopriremo rinomatissimo, La Mascionara. Il lago (artificiale come quasi tutti quelli di zona) è particolarmente deserto, considerato anche il tempo da lupi, ma il giro è comunque gradevole.

Quando arriviamo a Retrosi, un borghetto delizioso, abbiamo giusto il tempo di fare una passeggiata nel bosco, prendendo uno dei tanti sentieri che partono dal paese, fino a raggiungere il fiume Tronto, e la sera ci concediamo una buonissima (e abbondantissima) amatriciana al ristorante-pizzeria La Lanterna di Amatrice, un posto semplice ma dove mangiamo molto bene.

I due giorni che ci rimangono ci regalano la passeggiata alla chiesetta di San Martino, l'avventura sulla strada di montagna ghiacciata che ci costringe a cimentarci con il montaggio delle catene della macchina, la passeggiata per il paese di Leonessa, la scoperta inaspettata del borgo di Monteleone di Spoleto, con il suo bellissimo e ben conservato centro storico, infine una cena strepitosa al ristorante La Fattoria della frazione di Sommati, dove tra antipasti di tutti i tipi, ravioli, arrosticini e vino buono, nonché in un clima allegro e familiare concludiamo in bellezza la nostra vacanzina e al ritorno in appartamento vediamo anche dal vivo un cinghiale che - spaventato dai fari - si arrampica su un muretto per sparire poi nel bosco.

Il giorno dopo al rientro a Roma qualche sprazzo di sole ci offre ancora qualche veduta sulle montagne e ci convince che da queste parti bisogna assolutamente ritornare.

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