Mah, che dire? Ancora una volta mi ritrovo a dover scrivere riflessioni in controtendenza... e vi assicuro che non lo faccio apposta.
Devo premettere che i fratelli Coen (Joel ed Ethan), di cui pure riconosco dei tratti di genialità e soprattutto una straordinaria tecnica cinematografica nel realizzare film completamente diversi l'uno dall'altro, quasi mai riescono davvero a conquistarmi. Il loro precedente film, Non è un paese per vecchi, mi aveva lasciata profondamente perplessa, sebbene devo dire che è venuto fuori alla distanza ed oggi riconosco che è certamente uno dei film che più mi ha colpito nella passata stagione cinematografica.
Chissà, magari rivaluterò anche A serious man nelle prossime settimane, ma devo dire che al momento attuale non riesco a coglierne gli elementi di presunta eccezionalità.
L'attore Michael Stuhlbarg che interpreta il protagonista, Larry Gopnick, ha la capacità di conferire al personaggio quel candore e quell'ingenuità tipici degli antieroi.
La critica socio-religiosa della comunità ebraico-americana è acuta e corrosiva.
Lo humour è nerissimo e alcuni scambi della sceneggiatura sono eccellenti.
I personaggi secondari sono grotteschi ai limiti del farsesco.
La rappresentazione della provincia americana anni '60 è a dir poco inquietante.
Eppure, l'insistenza di un film costruito tutto sopra le righe finisce - a mio modo di vedere - per diventare noioso e ci si ritrova, alla fine del film, a pensare: "ma perché tutto quello che esce dalla penna e dalla regia dei Coen dovrebbe essere considerato un capolavoro?".
Voto: 2,5/5
lunedì 21 dicembre 2009
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