mercoledì 12 luglio 2023

Passages

Per l'anteprima del nuovo film di Ira Sachs al cinema Giulio Cesare alla presenza del regista c'è davvero tantissima gente. Io sono stata incuriosita dalla locandina, che per caso mi è passata sotto gli occhi sui social, e dalla presenza nel cast di Franz Rogowski e di Adèle Exarchopoulos.

Non avevo invece visto film precedenti del regista americano, che invece ho scoperto avere un seguito piuttosto importante.

Passages parla fondamentalmente di un triangolo amoroso. Nel Q&A col regista al termine del film, Sachs richiama le sue ispirazioni, in particolare Pasolini, Truffaut, Visconti (e cita persino lo sconosciuto per me Frank Ripploh di Taxi zum Klo), ricordando tra l'altro che per certi versi il cinema sembra diventato oggi molto più ingessato e puritano rispetto al passato.

Al centro della narrazione di Sachs e del suo co-sceneggiatore Mauricio Zacharias c'è Tomas (Franz Rogowski), un regista di origine tedesca che vive a Parigi insieme a suo marito Martin (Ben Whishaw). Al termine delle riprese del suo ultimo film, durante la festa che ne segue, Tomas incontra Agathe (Adèle Exarchopoulos), una giovane donna del cast, con cui nasce un'immediata attrazione, fors'anche in conseguenza di un momento di stanchezza del rapporto di lunga data con Martin.

Tomas e Agathe iniziano una relazione, di cui abbastanza presto Tomas mette a conoscenza Martin, provocando una iniziale rottura e un successivo riavvicinamento. Mentre Martin oscilla tra il rimanere con Tomas e l'andare verso una nuova relazione con uno scrittore nero (Erwan Kepoa Falé), anche Tomas fatica a trovare un equilibrio tra la forza della sua relazione di lunga durata e la spinta del desiderio verso Agathe.

Il film di Sachs parla di tante cose, da un lato antiche come il mondo, dall'altro fortemente contemporanee. Parla delle difficoltà di una relazione monogama e dell'inevitabile calo del desiderio che la caratterizza - e che talvolta porta con sé accensioni di desiderio verso altre persone. Parla anche di un uomo, Tomas, egocentrico e volitivo (non a caso fa il regista), e che - con lo spirito libero e aperto che lo caratterizza - cerca strade non necessariamente scontate e già battute, ma soluzioni nuove possibili, ma si dimostra in parte egoista e incapace di vera attenzione ai sentimenti altrui, tanto da uscirne sconfitto e solo. Passages parla dunque anche di temi che si sono imposti recentemente all'attenzione collettiva (sebbene dal mio punto di vista siano anche quelli insiti nella natura umana, e semplicemente misconosciuti fin qui dalla società), ossia la possibilità del poliamore e le sue inevitabili e non necessariamente superabili difficoltà, i suoi disequilibri e la fatica di fare i conti con la nostra insicurezza affettiva, la gelosia, la paura della perdita; ma anche i percorsi dell'amore e del desiderio che vanno al di là del genere e dell'orientamento sessuale, perché hanno a che fare con gli incontri imprevedibili tra gli esseri umani.

Sachs tiene più volte a sottolineare che il film non è un manifesto sentimentale per rappresentare una generazione, bensì solo un tentativo di indagare l'animo umano e la sua complessità, soprattutto quando si ha a che fare con i sentimenti, l'amore, la passione. Alla fine Passages risulta dirompente perché la coppia stabile al centro del racconto è una coppia omosessuale e il "tradimento" di Tomas è con una donna, sebbene lo stesso protagonista non rinunci mai alla sua "identità" (vedi la scena dell'incontro con i genitori di Agathe). In un mondo in cui abbiamo bisogno di categorie stabili e in cui anche le minoranze si sentono rassicurate dal muoversi all'interno di un universo dai confini sicuri e insuperabili (ma inevitabilmente limitanti e ghettizzanti) Sachs sembra disinteressato alle categorie e alle identità, per concentrarsi invece sulle persone. E questo è incredibilmente, e ancora, qualcosa di fortemente originale.

Interpreti perfetti: Rogowski tenero e urticante al contempo (e mi risulta sempre più incredibile che riesca a fare l'attore con il fortissimo difetto di pronuncia che ha), Beh Whishaw delicato e misurato, Adèle Exarchopoulos carnale e dolente.

Da vedere.

Voto: 4/5


Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!