Alexis Michalik è stato uno degli ospiti del Rendez-Vous, il festival del nuovo cinema francese che si è tenuto a Roma agli inizi di aprile. La sua presenza in Italia è collegata non solo all’inserimento del suo film Edmond nel programma del festival, ma anche alla sua uscita ufficiale nel nostro paese con il titolo di Cyrano mon amour.
Visto che al festival l’ho perso, ma ne ho sentito parlare un gran bene, durante le festività pasquali ho approfittato di una serata libera e della disponibilità e curiosità di mio nipote per recuperarlo, sebbene mi sia dovuta accontentare della versione doppiata.
Il film è la storia della genesi di uno dei più grandi capolavori della storia del teatro francese, Cyrano de Bergerac, che diede al suo autore ventinovenne, Edmond Rostand (qui interpretato da Thomas Solivérès), fino ad allora poco conosciuto e soprattutto poco amato a causa del suo manierismo, fama imperitura.
Il film inizia nel momento in cui l’opera di Rostand dal titolo La princesse lointaine è in scena a Parigi interpretata dalla sua amica nonché famosa attrice Sarah Bernhardt. Si tratta di un’opera in versi certamente di qualità, ma poco accattivante per il pubblico che infatti la diserta nonostante l’interpretazione della Bernhardt.
Intanto Edmond, che ha una moglie e due figli, fa fatica a trovare nuova ispirazione e deve fare i conti con la difficoltà economica di mandare avanti la sua famiglia. Un giorno l’attore Constant Coquelin (Olivier Gourmet) gli chiede di scrivere una commedia che lui possa interpretare e trova anche i finanziatori per la sua messa in scena al Théâtre de la Porte Saint Martin. Prima l’incontro con Coquelin e poi quello con la giovane Jeanne, la costumista amata dall’amico attore Léo, saranno la miccia capace di riaccendere la fantasia di Edmond e di sciogliere i suoi versi.
In un intreccio inscindibile tra vita e teatro, Edmond – circondato da una compagnia teatrale che è quasi una corte dei miracoli – darà vita alla figura indimenticabile dello spadaccino-poeta con il lunghissimo naso e l’amore per i giochi di parole, che – innamorato senza speranza di Rossana – accetta di aiutare il bel Cristiano a usare le parole giuste per conquistare la giovane. Dopo la morte in battaglia di Cristiano, Rossana si ritira in convento, mentre l’amicizia con Cyrano prosegue senza che lei abbia alcun sospetto dell’amore di quest’ultimo. Solo quando Cyrano starà per morire Rossana comprenderà la verità ma a quel punto sarà troppo tardi per cambiare il corso della loro vicenda umana.
Il film di Michalik (in cui il regista si ritaglia la parte del commediografo rivale di Edmond, George Feydeau) è un omaggio divertito e scoppiettante al genio un po’ imbranato di Edmond, ma anche al teatro in sé e alla magia ch’esso – nei suoi esiti migliori – è in grado di creare trasformando la vita delle persone, autori, attori e spettatori.
La prima rappresentazione di Cyrano nel 1897 – quando si cominciava a pensare che il cinema avrebbe soppiantato il teatro - ebbe un successo straordinario, con oltre 20 minuti di applausi e 40 chiamate in scena, e valse a Edmond Rostand la legion d’onore; ma la cosa veramente incredibile è che il Cyrano de Bergerac non ha mai smesso di essere rappresentato al teatro e al cinema, interpretato dai migliori attori del mondo, in francese e in moltissime altre lingue, e ha continuato a divertire, intrigare e commuovere gli spettatori di tutto il mondo.
Persino mio nipote diciassettenne che mai aveva sentito parlare di Edmond Rostand e di Cyrano de Bergerac si è fatto conquistare da questa storia fatta di amicizia, di amore e di lealtà, a conferma della sua straordinaria vitalità senza tempo e della capacità di raggiungere i pubblici più diversi, cui si aggiunge in questo caso il merito registico di Michalik.
Cyrano mon amour è uno di quei film che ti riconciliano con il cinema, con il teatro e con l’arte in generale, e ti fanno pensare e sperare ch’essi abbiano ancora una lunghissima vita davanti.
Voto: 3,5/5
giovedì 9 maggio 2019
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