Nelle mie periodiche ricerche sul Giappone in vista di un futuro viaggio - che spero prima o poi arriverà - mi sono imbattuta tempo fa nelle foto dell'isola di Naoshima, una specie di museo di arte contemporanea a cielo aperto dove, tra le altre cose, troneggia una enorme zucca gialla a pois.
Lì per lì l'opera d'arte mi aveva incuriosita ma nulla più; non credo di aver nemmeno cercato il nome dell'artista o forse l'avevo cercato e poi dimenticato.
Ed ecco che finalmente è arrivata l'occasione non solo per sapere chi c'è dietro la zucca gialla a pois di Naoshima, ma anche per conoscere questa straordinaria artista e la sua incredibile vita.
Stiamo parlando di Kusama Yayoi, l'artista giapponese vivente (sta per compiere 90 anni) nata nel paese di Matsumoto da una famiglia borghese formata da padre, madre e quattro figli. Nell'infanzia di Kusama ci sono le radici dei suoi traumi, ma anche il germe dell'arte, uno strumento ch'ella utilizzò fin da piccola per esprimere il suo malessere e trasformare in immagini le sue allucinazioni.
Dopo i difficili esordi giapponesi e la difficoltà a far accettare la sua arte in un paese molto conservatore, Kusama decise alla fine degli anni '50 di andare negli Stati Uniti, stabilendosi alfine a New York. Qui fece per i primi anni una difficile vita da emigrata, due volte emarginata dal mondo artistico newyorkese, in quanto donna e in quanto giapponese.
Negli anni Sessanta la sua arte cominciò a conquistare gli ambienti intellettuali e spesso divenne ispiratrice per artisti ben più blasonati che non sempre le riconobbero la primogenitura di alcune invenzioni.
All'inizio degli anni Settanta tornò in Giappone. Questo fu per lei un periodo difficile, in particolare a causa del peggiorare della sua salute mentale che la portò anche ad alcuni tentativi di suicidio.
Fu solo negli anni Ottanta che la sua arte fu riscoperta fino alla consacrazione definitiva negli anni Novanta.
Da molti anni ormai Kusama Yayoi vive in un istituto psichiatrico dal quale si allontana per raggiungere tutti i giorni il suo studio dove continua a realizzare un numero incredibile di opere, con quella straordinaria vena e urgenza creativa che l'ha caratterizzata per tutta la vita.
Un personaggio eclettico e dalle mille sfumature, la cui vita riporta alla mente le vicende di molti altri artisti che hanno dovuto fare i conti con la malattia mentale e con la difficoltà a essere riconosciuti dai loro contemporanei.
Per fortuna quella di Kusama Yayoi è in parte una storia a lieto fine, fors'anche grazie alla sua caparbietà e alla sua lunga vita che hanno permesso alla sua arte, precorritrice dei tempi, di giungere fino al momento utile per poter essere riconosciuta.
Il film - seppure un po' didascalico, ma anche utile in questo essere didascalico - ricostruisce la vicenda di questa artista attraverso le sue stesse parole, nonché quelle di numerosi amici, artisti, galleristi, collezionisti, oltre a utilizzare video e foto di archivio.
Da vedere.
Voto: 4/5
mercoledì 13 marzo 2019
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