Questo non solo perché il suo repertorio si arricchisce anno dopo anno di nuovi brani (Micah è un musicista prolifico che riesce a sfornare quasi un album all'anno, anche grazie alle numerose collaborazioni che è in grado di mettere in piedi), ma anche perché ogni volta si presenta con una formazione e un equipaggiamento diversi: talvolta è da solo sul palco con la sua chitarra (a volte l'acustica, altre volte l'elettrica, come ieri sera), in altre circostanze è supportato da una band che talvolta viene assoldata in loco e che - come ad aprile 2017 al Monk - può comprendere anche un ensemble di fiati.

Come ci dice lui stesso con una certa cattiveria, dopo aver declinato l'invito di qualcuno del pubblico a suonare alcuni dei suoi pezzi più famosi, ci sono due tipi di musicisti: quelli che riproducono la musica e quelli che la fanno, e lui appartiene a questa seconda categoria. E non gli si può dare torto.

Ci sorprende subito intonando con la chitarra elettrica Oh holy night e riportandoci tutti al clima natalizio, poi comincia a suonare la sua musica senza dire una parola. Ma il silenzio - come immagino, conoscendolo - non durerà a lungo.

Ci dice che ha un nuovo album, fatto insieme ai Musicians of the Apocalypse, che si chiama When I shoot at you with arrows, I will shoot to destroy you. Nel concerto ci proporrà alcuni brani da questo nuovo lavoro, tra cui Small spaces, I am looking for the truth, not a knife in the back, Fuck your wisdom, ma ci dice che per ovvi motivi non potrà proporci i brani strumentali suonati insieme agli altri musicisti.

Quando, dopo l'ultima canzone, lascia il palco salutandoci, il pubblico lo richiama insistentemente e Micah non si tira indietro e, da musicista generoso qual è, trasforma questo bis in un vero e proprio altro concerto, tra l'altro riservando a questa seconda parte l'esecuzione di alcuni dei suoi successi, come Beneath the rose e Take off that dress for me.

Alla fine - come fa sempre nei suoi concerti - ci ringrazia di essere venuti ad ascoltarlo perché - ci dice - siamo noi, il suo pubblico, quello che va ai suoi concerti, che gli consente di vivere e di far vivere la sua famiglia.
Micah P. Hinson si conferma non solo un grande musicista, ma anche un uomo dal cuore grande, che - come dice F. - sotto una scorza da duro mostra una sostanza tenerissima.
Voto: 3,5/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!