lunedì 12 giugno 2017

I am not your negro

Dopo i commenti entusiastici di diversi amici e le varie occasioni mancate, finalmente riesco a cogliere al volo l'opportunità di vedere questo film al Detour (un piccolo cineclub in via Urbana in cui in 15 anni romani non ero mai stata).

I am not your negro è un'operazione cinematografica piuttosto complessa. Il regista Raoul Peck ha deciso infatti di portare sullo schermo - dopo averne acquisito i diritti - il manoscritto incompleto e non pubblicato, dal titolo Remember this house, di James Baldwin.

Cominciamo dal principio: io arrivo al cinema senza neanche sapere chi è James Baldwin, uno scrittore statunitense di colore morto nel 1987, anche se devo dire che il suo viso mi dice qualcosa ed è di quei visi che certamente non si dimenticano.

Il regista affida alla voce di Samuel L. Jackson l'interpretazione dei passi del libro e tutto quello che è attribuibile a James Baldwin e che non si è tramandato sotto forma di registrazione audio o audio video.

Il manoscritto è una specie di riflessione intellettuale profonda sulla questione dei neri d'America, tema che aveva appassionato Baldwin per tutta la vita e su cui si era espresso più volte in occasione di dibattiti televisivi e lezioni universitarie, di cui il film mostra alcune sequenze particolarmente significative.

Il manoscritto di Baldwin prendeva spunto da tre figure centrali nella lunga battaglia politica dei neri per la parità dei diritti, Medgar Evers, Malcom X e Martin Luther King, persone che Baldwin aveva conosciuto personalmente e di cui mette in evidenza le differenze, anche nella strategia politica prescelta.

Ma la riflessione di Baldwin ha qualcosa di profondamente dirompente e originale rispetto a quello che abbiamo sentito sin qui sull'argomento. Infatti, lo scrittore, che aveva vissuto a lungo a Parigi prima di rientrare in America per partecipare al movimento per i diritti civili, considera il razzismo verso i neri una costruzione sociale - basata su un presupposto inesistente - necessaria all'America per la definizione della propria identità culturale e delle proprie dinamiche di potere.

Baldwin sostiene che la contrapposizione tra neri e bianchi sia strutturale e quasi insuperabile per la cultura americana, e il regista rafforza questa convinzione riportandoci con le immagini al presente e al recente passato che hanno dimostrato quanto tale ferita sia ancora totalmente aperta in un paese apparentemente basato sulla democrazia e l'uguaglianza dei cittadini.

Utilizzando spezzoni di film che hanno fatto la storia della cinematografia americana e hanno costruito l'immaginario del popolo americano, Baldwin e attraverso di lui Peck mettono in evidenza come - anche in alcuni lavori che in teoria dovevano sancire la condanna del razzismo e aprire la società all'integrazione, come ad esempio il famosissimo Indovina chi viene a cena? - in realtà il punto di vista è sempre e totalmente della componente bianca della società che dunque decide in che modo rappresentare e che spazio dare all'altro, al diverso, e che è sua facoltà accettare nel proprio mondo.

Personalmente, l'ho trovato un film spiazzante e proprio per questo di grande impatto. Perché i presunti intellettuali occidentali emancipati pensano di sapere tutto della questione razziale americana, e invece è evidente dalla visione di questo film che è difficile se non impossibile assumere il punto di vista di un nero americano per chi non appartiene a tale gruppo.

Il punto di vista di Baldwin è fortemente radicale e quasi disturbante per chi legge o ascolta, e certamente riflette l'esasperazione di un uomo che si è sentito manipolato, preso in giro e umiliato da una cultura che professa dei valori che applica solo a una parte dei suoi cittadini. La sua è una critica potente alla società americana nel suo complesso che mostra tutta la debolezza e la fragilità che la caratterizzano nel momento in cui è costantemente alla ricerca di un altro da sé, un diverso, un inferiore da cancellare, distruggere, colonizzare.

Personalmente devo ringraziare Raoul Peck per questa operazione cinematografica che non solo mi ha messo di fronte alla mia ignoranza e mi ha fatto conoscere un personaggio incredibile come Baldwin, ma ha portato alla luce la ristrettezza dei nostri punti di vista anche quando pensiamo di avere la mente aperta.

Voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!