lunedì 10 febbraio 2014

A proposito di Davis

All’ennesimo film dei fratelli Coen osannato dalla critica e che invece mi lascia completamente indifferente (finora pochissimi per me hanno fatto eccezione), ne devo davvero concludere che non mi posso definire un’intellettuale.

Eh sì, perché ho nettamente la sensazione che i Coen piacciano a chi ha un approccio molto cerebrale e colto al cinema, mentre invece io non riesco a fare a meno di usare la pancia, come del resto mi accade anche in moltissime altre cose della vita.

E dunque di fronte al nuovo film che racconta - con una struttura narrativa circolare - un periodo della vita di Llweyn Davis, un cantante folk che tenta inutilmente di vivere grazie alla sua musica e di farsi apprezzare per questo, ma che invece si trova a dover combattere con le numerose sfortune che gli capitano o si procura, non ho provato quasi alcuno slancio emotivo. Anzi a tratti ho trovato il film noioso nel racconto un po’ insistito e ridondante di questo pur tenero perdente.

Certo, non posso dire di non aver apprezzato le scelte registiche, questi colori completamente desaturati che lasciano il ricordo di un film in bianco e nero, la musica a tratti anche molto bella nell’interpretazione diretta degli attori. Non posso certo nascondere la bravura dell’interprete Oscar Isaac, né quella dei comprimari come Carey Mulligan, John Goodman e Justin Timberlake. Non posso neppure passare sotto silenzio che il carattere un po’ grottesco e sopra le righe della sceneggiatura ha momenti cinicamente esilaranti.

Resta però il fatto che nella mia personale visione del cinema tutto ciò non è sufficiente a rendere un film memorabile, né tanto meno a farne un capolavoro. Anzi, mi sento di dire che il film mi è scivolato addosso senza lasciarmi quasi nulla attaccato.

E poi posso anche essere d’accordo – come leggo nella maggior parte delle recensioni – che i Coen propongono una ricostruzione poetica e soggettiva dell’atmosfera del Village negli anni che precedettero l’esplosione della musica folk con il successo mondiale di Bob Dylan, ma evidentemente non ho una conoscenza sufficiente di quel momento né dal punto di vista storico-sociale né dal punto di vista musicale per poter apprezzare abbastanza questo aspetto. Così come è certo che i Coen abbiano infarcito il film di omaggi e citazioni, ma ancora una volta mi sa di operazione intellettualistica più che istintivamente sincera.

Insomma, forse dovevo dirvelo prima. Non leggete la mia recensione se cercate una conferma della vostra adorazione per i Coen e se pensate che i due fratelli siano dei geni del cinema.

Voto: 3

2 commenti:

  1. finalmente ho trovato qualcuno che regge i coen meno di me! :)

    questo film però a sorpresa devo dire che mi è piaciuto, pur essendo tutt'altro che perfetto e di certo non un capolavoro. anch'io a livello emotivo l'ho trovato un po' carente, ma per una volta lascio il compito di massacrare i due sopravvalutati fratelli a qualcun altro ;)

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    Risposte
    1. Sì, diciamo che faccio fatica a farmi conquistare dal loro modo di fare cinema... evidentemente è un tipo di sensibilità che non mi appartiene molto ;-)

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