lunedì 3 giugno 2013

Luigi Ghirri. Pensare per immagini. Icone Paesaggi Architetture.


Come ben sapete, adoro la fotografia. E non solo fotografare, ma anche guardare le fotografie degli altri, soprattutto dei grandi maestri.

Dunque, non potevo perdere la mostra in corso al MAXXI dedicata a Luigi Ghirri, anche se prima di andarci non sapevo quasi nulla di questo fotografo.

Non vi aspettate un esteta della fotografia. Ghirri è il fotografo del quotidiano, del banale, del kitsch, all'interno dei quali egli cerca segni, mappe, visioni alternative, suggerimenti inaspettati. Ghirri è il fotografo del vedere attraverso, delle inquadrature naturali, delle fotografie di fotografie, di stampe, di mappe, di manifesti.

La mostra del MAXXI è organizzata in tre grandi sezioni, dedicate rispettivamente alle Icone, ai Paesaggi e alle Architetture. Sotto queste etichette piuttosto tradizionali si manifesta invece la poetica profondamente originale del fotografo che viene svelata anche attraverso le sue parole nelle citazioni che accompagnano la mostra.

Pur all'interno della sua tendenza a guardare il mondo circostante con l'occhio del documentarista e del catalogatore, Ghirri ha perfettamente chiara la consapevolezza che la fotografia non è riproduzione della realtà, ma rilettura e ricostruzione della stessa, che sta sia nell'occhio del fotografo sia nell'occhio di chi guarda.

Non a caso Ghirri con le sue foto innesca un vero e proprio gioco con lo spettatore, spiazzandolo, ingannandolo, costringendolo a un'operazione di scomposizione o ricomposizione che è parte integrante della qualità artistica dei suoi lavori.

Ma Ghirri sperimenta in numerose direzioni, per esempio dialogando con altre arti e altri artisti, come quando realizza nature morte ispirate ai quadri di Morandi oppure quando omaggia le architetture di Aldo Rossi. Il suo dialogo con il mondo esterno alla fotografia emerge anche dalle sue numerose collaborazioni con case discografiche ed editrici per la realizzazione, a partire dalle sue fotografie, di copertine di dischi e libri (alcune presenti anche nella mostra).

Di fronte alle foto di Ghirri ci si sente come bambini alla scoperta di un mondo sconosciuto che in realtà è quello in cui viviamo tutti i giorni, ma che il fotografo emiliano ci spinge a guardare con occhi diversi scoprendone tutte i più reconditi significati. E come bambini ci si ritrova a sorridere e a stupirci di fronte alle sue foto.

Voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!