Non ho mai avuto un gatto, anzi ad essere proprio sincera non li ho mai molto amati… Mi sono sempre sembrati sfuggenti e opportunisti. E durante la mia infanzia mi è successo che un gatto cui avevo ceduto parte della mia agognata merenda mi ha graffiata sul volto quando la merenda è finita.
Ho avuto invece per un certo periodo un bel bastardino di cane, somigliante a un Labrador retriever, che mi ha sempre trasmesso un grande senso di fedeltà e affetto.
Negli ultimi anni però mi sono ritrovata a riflettere su una caratteristica dei gatti che a poco a poco ho riconosciuto sempre più come mia, e la mia prospettiva di interpretazione è cambiata.
I gatti sono animali che semplicemente concepiscono il rapporto con le persone cui sono legate e che amano in maniera meno dipendente e "servile" dei cani.
Non a caso un gatto ha bisogno di una porta o una finestra semiaperta che potenzialmente gli dia sempre la possibilità di uscire o allontanarsi, senza dipendere dal padrone.
Questa idea della porta socchiusa mi affascina, perché la sento molto mia: mi accorgo di quanto nella mia vita faccia la differenza la possibilità - anche solo teorica - di avere una via di fuga, un’alternativa, una possibilità ulteriore che non sia solo quella di stare a casa a fare le fusa.
La possibilità di andare dà valore alla scelta di stare.
Lo stare non è più un obbligo, un’imposizione, ma diventa una scelta che di volta in volta facciamo consapevolmente.
E anche uscire attraverso quella porta che rimane socchiusa non è doloroso perché contiene la possibilità di tornare, trovare una porta aperta e sentirsi ancora a casa.
Forse i gatti sono essere inquieti come me, desiderosi di fare esperienze del mondo, di incontrare, di conoscere ciò che li circonda, ma amano sapere che c’è sempre un angolo del sofà che gli appartiene e qualcuno per cui fare le fusa.
Comincio a capire quale possa essere il sogno di ogni gatto, e forse anche il mio: trovare nel proprio mondo abituale e nella propria quotidianità le risposte all'inquietudine, conoscere e fare esperienza dell’alterità in un viaggio tutto interiore il cui esito sia una conoscenza non superficiale di sé e del mondo.
Sentirsi liberi senza avere bisogno di muoversi, avere una porta aperta nel proprio cuore oltre che fuori di sé.
E così uscire non è più una fuga per necessità, ma un’opportunità che la vita ci offre a prescindere dalle situazioni materiali.
La libertà non dipende da chi ci sta intorno e dalle condizioni fisiche nelle quali viviamo, bensì è una condizione interiore che siamo in grado di imporre con la sua stessa forza al mondo circostante.
Essere liberi significa poter sempre scegliere e volerlo fare in sintonia con il proprio sentire.
giovedì 26 marzo 2009
FUORI TEMA 2: Gatti e porte aperte, ovvero l’inquietudine della libertà
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E' molto molto bello quello che scrivi. Grazie, quasi mi spiace commentare.
RispondiEliminaForse sentivo qualcosa di simile quando come primo dono al mio compagno per celebrare la nostra convivenza trascrissi sulle mura il breve poema Liberté di Paul Eluard.
p.s.- Che conclusioni possiamo trarre dal fatto che i gatti, potendo, dormono tra le 12 e le 16 ore al giorno? :-)
A.
Andrò a leggere il poema... :-)
EliminaP.S. E sul dormire, si conferma che i gatti hanno capito tutto della vita (come i bambini!)
P.P.S Grazie a te!