mercoledì 1 settembre 2010

Da Est a Est, ovvero dal tarallo al raviolo (cinese) - I parte

È proprio scritto così. Da Est a Est.

Perché per me che negli ultimi mesi vivo a Bruxelles (ma ormai mancano meno di due mesi al rientro nella terra natìa e nella mia città di adozione) il primo spostamento a est (per la precisione a Sud-Est, come le nostre "amatissime" ferrovie locali pugliesi ci ricordano!) è stato quello verso la Puglia. Breve sosta in famiglia per un pranzo al ristorante Cozze nere - buonissime le orecchiette integrali ai frutti di mare!! - e un pieno di taralli della mamma, e poi si parte alla volta del Salento.

Meta: un dammuso in pietra (o meglio un trullo a base rettangolare, visto che il dammuso non è esattamente una costruzione della tradizione pugliese) nella campagna di Sannicola, paradiso di tranquillità rurale ed eccellente punto di partenza per escursioni marittime di ogni genere, sia verso la costa jonica che verso quella adriatica.

Sette giorni di lunghissimi brunch in veranda, guardando gli ulivi e dondolandosi in amaca, e di mare pomeridiano, l'unico effettivamente praticabile e realmente desiderabile nella affollatissima settimana di ferragosto.

Passando sopra alcune forme di incuria che ancora caratterizzano la mia terra (e forse l'Italia nel suo complesso), impedendole di valorizzare appieno le sue bellezze storico-artistiche e naturalistiche, e sopra alcune brutture del passato (paesi nati interamente dall'abuso edilizio direttamente sul mare, rovinando bellissimi tratti di costa, ad esempio la zona di Porto Cesareo che pure ha un mare stupendo), il Salento si dimostra all'altezza delle aspettative. Certo - e senza offesa per nessuno - questi leccesi sono proprio i milanesi del Sud... e del resto un po' di antagonismo Bari-Lecce fa parte del gioco.

Mare stupendo (menzione speciale per Porto Selvaggio, Cotriero, Frassanito e Marina di Pescoluse, le cosiddette Maldive del Salento - peccato per il vento che ci ha impedito di vedere il mare in tutto il suo splendore!!), lidi trendy senza essere leccati o eccessivi (salvo qualche eccezione con la "tunza" troppo forte), sagre per tutti i gusti praticamente tutte le sere con annessa possibilità di cenare con pochi euro (noi non ci siamo fatte mancare, tra le altre, la sagra del "grano stumpatu" a Poggiardo e quella ad Avetrana chiamata "fricennu mangiannu"), ristoranti attenti alla tradizione, ma di livello sempre più elevato(menzione per Donna Lisa a Maglie, per quanto in confusione organizzativa totale per l'afflusso eccessivo di gente!), gente ospitale senza essere invadente.

Certo, il Salento resta un mondo a parte, anche rispetto alla Puglia, com'è dimostrato dal fatto che io - barese - non ne comprendo il dialetto (completamente diverso dal mio, che a sua volta risulta diverso anche da quello del paese a 5 km di distanza: che volete, è la Puglia!) e che le regole non scritte della segnaletica stradale (ad esempio il modo in cui sono direzionate le frecce) difficilmente risultano comprensibili a chi non è del luogo :-((

Va detto, un po' troppa gente ovunque (ma non lo penso più del tutto dopo aver visto la Cina!); del resto, il successo della Puglia come meta vacanziera - e non solo - è del tutto comprensibile. Ora faccio un po' come i Cinesi ed eccovi qui servito il mega-spottone pubblicitario "aggratise" per la mia terra: eccellente mix di mare, cucina, cultura, intrattenimento, il tutto all'interno di un panorama sociale che è l'unico nel Sud (ma forse anche in Italia) a dare realmente segnali di vitalità, puntando soprattutto sui giovani e sulla loro creatività.

Cosa mi ricorderò di questa vacanza? Le miriadi di stelle nel cielo e il lampo improvviso di una stella cadente, l'ombra suggestiva della veranda di canne, l'adozione temporanea di una apparentemente affamata famiglia di gatti, il vento che non si sa mai da dove soffia innescando lunghissimi dibattiti, i "fricchettoni" che hanno scambiato il Salento per la Giamaica (ma, chissà, magari hanno ragione loro!), il buonissimo vino rosato, la taranta scatenata e sofisticata degli Alla Bua, il mare di un colore indescrivile, un paio di occhi dello stesso colore del mare, l'abbronzatura leggera sulla pelle, i tour in materassino-giallo-da-cinque-euri, l'infinita coda in macchina per aver imboccato il lungomare intasato di Gallipoli, la focaccia pugliese buonissima (e la turista del Nord che ipotizza che sia fatta con strutto e fecola di patate: ma p-e-r f-a-v-o-r-e!!), il miglior sautè di frutti di mare della mia vita, la serenità e la bellezza del dentro e dell'intorno.

Unico neo: non aver avuto l'occasione di fare una bella scorpacciata di ricci di mare col pane caldo (come quando ero bambina!) e non aver potuto dedicare un po' di tempo a una bella visita culturale, nonché enogastrononica, alla città di Lecce.

Don't worry. Tornerò presto.
Ancora più agguerrita.

Ma... mettete pure via l'ascia di guerra.
E riaprite gli ombrelloni. Please.

Chissà che leccesi e baresi non abbiano finalmente fatto la pace!

3 commenti:

  1. ... sono fresca di vacanza nella tua terra, e sono rimasta incantata, le foto che hai inserito sono splendide e molto descrittive!
    Catia

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  2. Grazie mille! Io conto di tornarci presto, magari in un momento meno di punta!!

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