Ragazze di campagna / Edna O'Brien; trad. di Cosetta Cavallante. Roma: Elliot, 2013.
Ragazze di campagna è un libro pubblicato in Irlanda all'inizio degli anni Sessanta da una Edna O'Brien poco più che ventenne. In realtà è il primo di una trilogia i cui successivi volumi sono La ragazza dagli occhi verdi (inizialmente tradotto con il titolo La ragazza sola) e Ragazze nella felicità coniugale.
A Elliot Edizioni va il merito di aver riportato sul mercato editoriale italiano questo vero e proprio classico che a suo tempo suscitò molto scandalo nella cattolicissima Irlanda (quell'Irlanda che in tempi relativamente recenti, con un referendum, si è espressa a favore dei matrimoni gay), in quanto dava voce al desiderio delle ragazze di sperimentare la propria libertà, anche di tipo sessuale.
Le protagoniste sono Caithleen e Baba, la prima - romantica e insicura - proviene da una famiglia modesta (con un padre alcolista e una madre dolce ma prematuramente scomparsa in un incidente), la seconda - sfrontata ed esuberante - appartiene a un contesto sociale ed economico più elevato.
Le due, che sono molto amiche sebbene in un modo molto conflittuale, soprattutto a causa dell'aggressività e della quasi cattiveria con cui Baba si rivolge a Caithleen, si trasferiranno prima insieme a un college di suore da cui si faranno presto espellere, e poi a Dublino, a pensione dalla signora Joanna.
In questi anni di passaggio dall'adolescenza all'età adulta, faranno le prime esperienze sentimentali e le loro strade inevitabilmente si divideranno. Arrivati all'ultima pagina non c'è un finale classico (anche perché - come detto - seguono altri due romanzi), ma in realtà a me il racconto è sembrato emotivamente compiuto, sebbene narrativamente restino aperti dei nodi.
La sensazione che si ha durante la lettura di questo romanzo è ambivalente e a tratti contraddittoria: da un lato è forte l'idea di stare leggendo una storia scritta più di 50 anni fa e che per certi versi ha acquisito i connotati di un vero e proprio classico, come potrebbe essere un Piccole donne, dall'altro si resta sorpresi dalla modernità e dal desiderio di libertà che queste giovanissime donne esprimono e in parte incarnano.
Ne viene fuori una verità a mio parere universale, ossia che le persone sono sempre molto più avanti della società e le società lo sono spesso rispetto alle istituzioni. E dunque anche in un mondo dai contorni certamente desueti come è quello di cui ci parla Edna O'Brien è interessante scoprire che - quando gli scrittori rappresentano senza filtri il cuore delle persone - i desideri, le aspirazioni e i bisogni sono gli stessi al di là dei luoghi e dei tempi. E in quelli sempre ci riconosciamo e ci riconosceremo attraverso la buona letteratura.
Voto: 3/5
giovedì 29 dicembre 2016
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