La lunga estate calda del commissario Charitos / Petros Markaris; trad. di Andrea Di Gregorio. Milano: Bompiani, 2012.
Decido di cominciare le mie vacanze nelle isolette della Grecia ionica con la lettura di un romanzo perfettamente in tema con la mia destinazione, ossia uno dei polizieschi di Markaris con protagonista il commissario Kostas Charitos.
Non avevo ancora letto niente di questa serie ma l'ambientazione greca mi incuriosiva già da un po'. E devo dire che le aspettative non sono state deluse.
La lettura del romanzo è risultata gradevole e scorrevole sia per la presenza del commissario Charitos (simpaticissimo!) e del mondo che gli ruota attorno, dalla famiglia (la moglie Adriana, la figlia Caterina e il genero Fanis) ai colleghi di lavoro, sia dal punto di vista della storia raccontata, che di fatto ne contiene due: il sequestro del traghetto El Greco (su cui si trovano anche la figlia e il genero del commissario) da parte di un gruppo di terroristi greci di estrema destra e una serie di omicidi di persone legate al mondo della pubblicità.
Come spesso accade in questa tipologia di romanzi, la storia e i suoi personaggi sono perfettamente inseriti nel loro contesto geografico e culturale, e dunque la lettura getta luce su queste realtà, creando curiosità, permettendoci di osservarle quasi dall'interno e di conoscere vicende storiche, atteggiamenti culturali, idiosincrasie, vizi e virtù nazionali, nonché abitudini di vita e culinarie.
Non certo un giallo pretenzioso avente l'obiettivo di mettere alla prova l'arguzia e l'ingegno del lettore, ma certamente una lettura non noiosa e perfettamente in linea con l'atmosfera di una vacanza greca e con i sentimenti contrastanti che suscita questo paese, bellissimo ma in qualche modo incapace di scrollarsi di dosso i peccati originali che porta impressi nel proprio DNA.
E chi meglio di noi italiani può capirlo? Del resto, non si dice "una faccia, una razza"? ;-)
A questo proposito, appare sintomatica la riflessione che a più riprese emerge dal romanzo in merito alle Olimpiadi ateniesi del 2004. Da un lato motivo di straordinario orgoglio per l'intera nazione di fronte al mondo in quanto si è dimostrata capace di assolvere in modo egregio a un impegno così importante, dall'altro una specie di sospensione temporale da una quotidianità che al termine delle Olimpiadi è ripresa quasi più grigia e incancrenita di prima. Non a caso i primi due omicidi sono ambientati negli spazi che durante le Olimpiadi ospitarono le gare, impianti costosissimi ora abbandonati e diventati rifugio di diseredati.
Voto: 3,5/5
venerdì 7 settembre 2012
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Markaris è davvero bravo, ho letto quasi tutto quello che è uscito in italiano, e mai una delusione, come Mankell, sono due grandissimi, si va sul sicuro
RispondiEliminaPensa che di Mankell non ho ancora letto niente! Dovrò rimediare ;-)
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