Nell'ambito dell'ormai tradizionale rassegna Le vie del cinema da Cannes a Roma decido di andare a vedere quello che - ad una lettura abbastanza superficiale delle trame - sembra essere uno tra i pochi film non deprimenti della rassegna. E non me ne pento.
Oltre alla sorpresa di avere Nanni Moretti seduto due file davanti a me (ma non era il presidente della giuria a Cannes? ;-)), il film si rivela una sorpresa ben più gradita. Il primo sorriso arriva dai sottotitoli in italiano che traducono il titolo del film in Camilla la ripetente, che sinceramente "nun se po' sentì", fa troppo film porno-soft italiano degli anni Settanta!
Classico caso in cui è meglio lasciare il titolo del film in lingua originale e spero che i distributori italiani - qualora il film arrivasse nelle nostre sale - seguano il consiglio.
Protagonista è Camille (Noémie Lvovsky, anche regista e co-sceneggiatrice), che a quarant'anni beve come una spugna perché non ha mai superato la morte di sua madre e non accetta il divorzio da Eric (Samir Guesmi), l'uomo con cui sta da 25 anni e da cui ha avuto una figlia.
La sera dell'ultimo dell'anno Camille va ad una festa dalle sue amiche del liceo e dopo aver bevuto e ballato sviene. Si sveglierà nel mondo dei suoi 16 anni, ma avendo 16 anni solo agli occhi degli altri. Camille infatti non solo conserva sempre il proprio corpo di quarantenne (è buffissima nei suoi abiti da sedicenne che però indossa con grande nonchalance) ma ha anche perfettamente presenti tutti i suoi ricordi e la sua vita degli ultimi venticinque anni.
La domanda è: sapendo come andranno le cose Camille potrà cambiare il corso della sua esistenza e soprattutto che cosa tenterà di cambiare?
Da certi punti di vista Camille redouble ricorda il tema di Sliding doors, proponendo una riflessione sul destino e su quanto possiamo incidere su di esso, il tutto riassunto nella formula contenuta nella preghiera della serenità richiamata dall'orologiaio che ha un ruolo centrale nella storia: "dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare; il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare; la saggezza per distinguer le une dalle altre".
Dunque, possiamo tenere il nostro orologio un secondo indietro rispetto al movimento dei pianeti per avere la possibilità di vivere due volte quello stesso istante, ma ci sono delle cose della nostra vita che non potremo cambiare. Camille vedrà di nuovo morire sua madre, si innamorerà di nuovo di Eric pur tentando di sfuggirgli, resterà di nuovo incinta di sua figlia.
Però, la consapevolezza del fatto che tutto ha una fine, che la pretesa di immortalità e di eternità è un'illusione tutta umana, le permetteranno di non farsi sfuggire la quotidianità, di non dare niente per scontato, di dare valore ai sentimenti, di portarsi dietro i ricordi. Quei ricordi che, secondo Noémie Lvovsky, evidentemente sono l'unica cosa di cui possiamo fare veramente tesoro.
E così gli anni Ottanta irrompono sullo schermo con tutto il loro portato: il walkman, le musicassette, le feste dei 18 anni, i poster di David Bowie e Madonna alle pareti (quelli forse ci sono ancora!), le scarpe Dr. Martens. Mi sa che il prossimo decennio a ritornare alla ribalta sarà proprio questo.
Durante la visione di Camille redouble si ride molto. Tutto appare buffo. Non necessariamente leggero, ma affrontato con leggerezza di spirito.
E se anche i francesi sono diventati capaci di questo, mi sa che ormai restiamo solo noi a crogiolarci nella nostra pesantezza.
Voto: 4/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!