lunedì 22 luglio 2013

Le bleu est une couleur chaude / Julie Maroh


Le bleu est une couleur chaude / Julie Maroh. Grenoble: Éditions Glénat, 2010.

Da questo graphic novel è stato liberamente tratto il film di Abdellatif Kechiche che ha vinto il Festival di Cannes 2013, La vie d’Adèle. Il fumetto verrà pubblicato in Italia tradotto in autunno, ma oltre al fatto che ero piuttosto impaziente di leggerlo, trovo più affascinante la lettura in lingua originale, ovviamente se e quando le mie conoscenze linguistiche me lo consentano.

Ebbene, non me ne sono pentita. Le bleu est une couleur chaude è uno di quei graphic novel che non possono lasciare indifferenti. Anzi, devo ammetterlo. Io sulle ultime pagine ho proprio pianto, perché a differenza di altre storie a fumetti che si muovono su piani non necessariamente realistici questo sembra raccontare una storia di vita vissuta e lo fa con una tale veridicità e una tale aderenza alla realtà che è impossibile non farsi travolgere dai sentimenti delle protagoniste, Clémentine e Emma.

Il fumetto racconta una storia d’amore nella quale ci sono tutti gli ingredienti classici: la passione, la paura, la felicità, il tradimento, le separazioni. La novità sta nel fatto che protagoniste sono due adolescenti che – proprio attraverso e a causa del loro amore – sono chiamate a diventare adulte molto in fretta e a fare i conti non solo con le proprie debolezze personali, ma anche con le incomprensioni e i pregiudizi del mondo circostante, dalle famiglie agli amici.

Non posso rivelarvi di più della storia, anche se la costruzione è fatta in modo tale che l’evento che la chiude è anche quello dal quale si comincia e la narrazione si presenta come un lungo racconto visivo in flashback a partire dal diario di Clémentine.

Dal punto di vista grafico il volume è geniale. Tutta la vicenda raccontata in flashback è disegnata sui colori del seppia/grigio (un misto di acquarello e di disegnato, graficamente molto efficace), tranne tutto quello che è blu come i capelli di Adéle, perché il blu è in questa storia il simbolo della vita stessa e della rinascita di Clémentine. Come lei stessa afferma, “il blu è diventato un colore caldo”.

La contemporaneità è invece a colori, fatta tutta di colori pastello in cui però il blu resta una componente predominante non solo come colore primario ma anche come base di colori secondari, in particolare il verde. Il passaggio dal grigio/seppia al colore avviene in una tavola in cui domina al centro la figura nuda e a colori di Clémentine, che è poi anche la tavola in cui si racconta il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta e quella nella quale Emma si taglia i capelli e li riporta al loro originario colore biondo. Da lì in poi in qualche modo niente sarà più lo stesso e le due protagoniste da un lato dovranno affrontare la durezza della vita, dall’altro troveranno definitivamente, in particolare Clémentine, le loro identità di persone adulte.

Alcune tavole e alcuni disegni sono di una bellezza commovente. La sceneggiatura è molto efficace, ma anche la capacità di comunicare il non detto attraverso i disegni è all’altezza. Posso capire perché un animo sensibile come quello di Kechiche si sia innamorato di questa storia.

Voto: 4/5

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