Yeti / Alessandro Tota. Bologna: Coconino Press, 2010.
Alessandro Tota è un giovane fumettista barese. E già solo per questo mi è simpatico.
Ha dovuto lasciare la sua terra per seguire i suoi sogni ed è finito a Parigi, dove ha pensato che il suo lavoro potesse essere apprezzato. E tanto più per questo mi è caro.
Ha in programma una serie di volumi a fumetti ambientati a Bari. E con questo ha fatto definitivamente breccia nel mio cuore.
Ma... prima ancora di sapere tutto questo ho letto la sua bella graphic novel, che - dopo essere stata pubblicata in Francia - ci ha raggiunto finalmente anche qui in Italia.
Protagonista è Yeti, un grosso e tenerissimo essere morbido e rosa, che prima ha lasciato le montagne per sfuggire alla solitudine, poi ha dovuto lasciare la valle dove viveva in armonia con gli altri abitanti perché trasformata in una discarica. Finisce a Parigi.
Peccato che Yeti - pur capendo il francese - sia in grado di dire solo "gnu".
Troverà lavoro in un call-center (ma a lavare i bagni), vicino di casa e innamorato della giovane Caterina che cerca di sbarcare il lunario in attesa di trovare un editore per la storia a fumetti che non ha ancora scritto, amico di Volker e Alessandro, la piccola comunità di giovani di varia provenienza che si è ritrovata a Parigi coltivando la speranza di un futuro migliore e che intanto passa le giornate tra feste, chiacchierate, sbronze, innamoramenti, allontanamenti, paure e speranze.
Tutti un po' stranieri, tutti un po' in difficoltà a trovare la propria dimensione in una grande città che non è neppure la loro, in un mondo che sembra non avere pensato a uno spazio e un ruolo da affidargli.
Ma Yeti è un diverso, è ingombrante, non si sa esprimere, sebbene - come tutti - abbia dei sentimenti positivi e negativi, dei comportamenti leali ed altri discutibili.
Yeti è un inquieto alla ricerca di qualcosa che non riuscirà a trovare in un mondo a cui non appartiene.
Sogna felicità e trova meschinità, cerca amicizia e incontra ostilità, ricorda bellezza ma incontra brutture.
Indifeso, senza voce, senza pelo, senza filtri, dovrà fare i conti con se stesso e con il mondo circostante.
I colori piatti, il disegno semplice e realistico, il prologo e l'epilogo quasi cinematografici, gli zoom sui singoli personaggi, le scene riquadrate nei sogni sono tutti segni distintivi di un autore che possiede un'originalità difficile da dimenticare.
Malinconico, tenero, commovente, profondo. Una lettura solo apparentemente leggera.
Nella testa ci rimangono l'espressività di Yeti e i suoi "GNU" che dicono più di mille parole.
Richiamo di attenzione in un mondo che tende ad azzerare i significati delle esistenze.
Sintesi di una comunicazione che persino nel fluire delle parole appare sfilacciata e inconcludente.
Bravo, bravo, Alessandro.
Voto: 4/5
lunedì 28 marzo 2011
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