sabato 4 settembre 2010

Da Est a Est, ovvero dal tarallo al raviolo (cinese) - II parte

Archiviato (almeno e solo per il momento) il Salento, si parte per la seconda tappa in direzione Est, Far East questa volta: la Cina. Curiosamente, però, per andare ancora più a Est dobbiamo di nuovo fare rotta a Nord tornando parzialmente sui nostri passi. Forse stiamo giocando a uno strano gioco dell’oca e abbiamo sbagliato il tiro dei dadi proprio all’ultimo, quando il traguardo era vicino, così inevitabilmente ci tocca arretrare e ritentare.

Armate di buona volontà, ma senza essere comunque in grado di svegliarci prima delle nove, attraversiamo la lunghissima Puglia (con breve sosta per un pranzo “leggero” a base di melanzane ripiene a casa dei genitori) e ci troviamo immerse in quell’universo parallelo che è l’autostrada in agosto, con le sue stazioni di servizio strapiene, le radio ad alto volume, i camionisti lanciati in sorpassi azzardati per non annoiarsi, le code ossessive e snervanti, le pause pipì, i percorsi tortuosi tra ogni genere di prodotto concepibile per l’automobilista che la logistica degli autogrill impone, le cifre assurde sborsate per un pasto appena decente con vista sulle auto che sfrecciano o che si allineano in code interminabili.

Arriviamo all’una di notte in un albergo che certo non esisterebbe se lì a due passi non fosse nato quell’assurdo aeroporto che è Malpensa e che, proprio per questo, punta tutto sui servizi di parcheggio e navetta da e per l’aeroporto.
Una breve dormita ed eccoci nell’area check-in del Terminal 1 dove dobbiamo pedinare un tot di persone dall’aspetto orientale nonché un certo numero di membri del personale di terra prima di capire dove fare il check-in per il nostro volo, un finto Alitalia che in realtà usa vettori Air China.

E lì a chiederci: qual era la compagnia cinese di cui ci avevano parlato male? Air China, China Airlines, China Southern? Qualunque dubbio è stato sciolto dalla vista dell’aereo: un airbus 340 per un volo intercontinentale di 12 ore circa.
L’ulteriore conferma è arrivata a bordo, quando abbiamo scoperto che i sedili erano fatti a misura di cinese: poggiatesta all’altezza del collo e sedile in discesa per consentire forse ai loro utenti di poggiare i piedi per terra (visto che di poggiapiedi manco l’ombra!). Praticamente impossibile stare seduti in modo rilassato: solo un lavoro di alta ingegneria con cuscini strategicamente posizionati in ogni dove ci ha consentito ogni tanto di schiacciare un pisolino…
Personale di bordo non certo sorridente, tanto che abbiamo pensato di essere state particolarmente sfortunate, salvo poi capire che la compagnia Air China è lo specchio fedele della Cina e dei suoi abitanti.

Alle 5 del mattino gettiamo uno sguardo dal finestrino dell’aereo e sotto di noi ci appare un enorme gioco del Monopoli in cui si alternano grattacieli tutti uguali (Parco della Vittoria) e case e fabbriche dai tetti azzurri, rossi e verdi (Vicolo stretto e Vicolo corto). È Shanghai.

Scesi a terra ci forniamo di RMB (Renminbi, la moneta del popolo, che vale circa 9-10 volte di meno dell’Euro), e prendiamo il velocissimo Maglev (treno a levitazione magnetica) verso il centro della città. Quindi taxi per l’ultimo tratto di strada fino all’albergo. Il tassista (uno dei tantissimi e assurdi tassisti di Shanghai) riesce a spillarci (non so bene come visto che c’era il tassametro e apparentemente non sembrava manomesso) 200 RMB, praticamente il suo stipendio di un mese! Ma lo scopriamo solo più tardi quando ci rendiamo conto che una corsa media a Shanghai costa 16-18 RMB e il costo totale dall’albergo all’aeroporto (e non alla fermata del Maglev) è di circa 160 RMB. Eccoci in Cina!!!

Per non parlare dell’albergo. Non una catena internazionale, proprio un albergo cinese (non ci siamo fatte mancare nulla!), ristrutturato di recente, con un odore cinese fortissimo (non chiedetemi cos’è ma sono sicura che il giorno che andrete in Cina lo saprete perfettamente), nella parte ovest - più tranquilla - della Huaihai Road (la stessa della Shanghai Library). Scopriamo che è un albergo a parziale finanziamento statale e capiamo perché il personale assomiglia moltissimo ad alcune categorie di impiegati dei nostri ministeri e il primo giorno, poiché scendiamo a colazione alle 9,15 (la colazione viene servita fino alle 9,30), i camerieri a malapena ci fanno sedere togliendoci piatti e portate da sotto il naso…

I primi due giorni sono dedicati all’esplorazione della città, senza mete precise e senza particolari aspettative. E il mondo che osserviamo è assolutamente incredibile, non tanto per quello che le guide suggeriscono, ma per la sensazione di trovarsi realmente all’altro capo del mondo, di non capire e non essere capiti (e non solo perché quasi nessuno parla inglese), di essere caduti – come Alice - in un onirico mondo sotterraneo fatto di paradossi, di assurdità e di nonsensi.

Ma, poiché ho deciso di non essere sintetica, per questo dovrete aspettare la terza puntata!!!

2 commenti:

  1. L'aspetterò con ansia! Hai ragione, l'odore di Cina è inconfondibile.
    Anche io ho volato China Airlines, di ritorno da New Delhi, ma non mi era sembrato così scomodo (oddìo, forse dopo il Ladakh e le sue strade ...). Comunque, durante il volo, al risveglio da un pisolino, ho pensato che il mio posto fosse vicino ai bagni, finché non ho sentito il rumore del carrellino del pranzo che stava avvicinandosi al mio posto! Concordo sulla affabilità del personale di volo: ah, l'impenetrabilità orientale!!! ;DDD

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  2. Infatti China Airlines mi sa che è meglio... Noi abbiamo voltato Air China (ma quante sono ste compagnie aeree cinesi?)...

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