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Oasi di Cannevié all'imbrunire |
A distanza di quattro anni dal
giro in bicicletta nel delta rodigino, torniamo a esplorare questa zona dell'Italia per me particolarmente affascinante, spostandoci questa volta più a sud, nel delta ferrarese. La nostra base è l'
Hotel rurale Oasi Cannevié, che abbiamo individuato grazie al sito
Bici Delta Po e che offre un pacchetto di tre giorni che comprende, oltre alla mezza pensione presso il vicino e omonimo ristorante di pesce, il noleggio delle bici e due gite in barca sul delta.
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Nella campagna del delta ferrarese |
Partiamo giovedì 1 novembre con previsioni meteorologiche pessime, ma speriamo di riuscire a fare almeno un giretto in bicicletta . La sera quando arriviamo facciamo innanzitutto una passeggiata a piedi nell'oasi visto che è l'ora del tramonto e il paesaggio offre fin da subito scorci molto belli. La passeggiata ci farà incontrare per la prima volta le nutrie, che saranno una delle costanti di questi giorni, onnipresenti in laguna e spesso morte sulle strade buissime che attraversano la zona.
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Lungo l'argine |
Il nostro arrivo in realtà è stato reso movimentato anche dal fatto che appena metto piede in stanza mi accorgo di aver dimenticato a casa tutte le medicine che sto prendendo per la sinusite, tra cui il cortisone che prevede una riduzione graduale dell'assunzione. Così dopo la passeggiata, quando è ormai buio ma non è ancora ora di cena, giriamo in macchina per i paesini della zona alla ricerca di una farmacia di turno e di un/una farmacista accondiscendente che mi venda il cortisone. Alla fine la nostra salvezza sarà la farmacia di un paesino minuscolo della zona.
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Oasi di Cannevié |
Una volta assicuratomi il cortisone, torniamo al nostro hotel per il
briefing con il gestore che ci spiega i giri in bicicletta e in barca che ha pensato per noi e ci dà tutto il materiale necessario; poi ci aspetta la nostra prima cena di pesce della quale apprezziamo soprattutto i molluschi al forno gratinati, mentre davanti ai nostri occhi passano piatti e piatti di pesce crudo e di grigliate miste davvero molto invitanti. Noi ci conteniamo, anche perché a pranzo arrivando da Bologna non ci siamo fatti mancare tigelle, crescentine, salumi e sottaceti presso l'
Agriturismo Granoantico sui colli bolognesi.
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Comacchio |
Quando ci svegliamo il venerdì sta piovendo e le previsioni non sono in alcun modo incoraggianti. Decidiamo dunque di rinunciare alla bicicletta e, dopo colazione, ci muoviamo in macchina verso
Comacchio. Approfittando di una pausa tra uno scroscio e l'altro, riusciamo a visitare il centro storico, pieno di ponti e canali, e facciamo anche un po' di shopping di prodotti tipici. Ci muoviamo poi verso la foce del Bettolino dove parte il giro in barca nelle
Valli di Comacchio. Siamo convinte che il giro parta alle 12, ma quando arriviamo verso le 11,30 ci rendiamo conto che la barca è partita alle 11 e possiamo solo spostare i nostri biglietti sul tour delle 14,30.
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Foce del Bettolino |
Per questo ci avviamo a piedi lungo l'argine e facciamo una lunga passeggiata fino alle vecchie saline. Da lontano riusciamo a vedere centinaia di fenicotteri che in questi luoghi dimorano, nonché molti altri uccelli della ricchissima fauna che popola questo territorio. Quando torniamo al casone è ormai quasi ora di partire con la barca che ci accompagna alla scoperta della laguna, della sua fauna e della vita che qui si faceva fino a non molto tempo fa; la sosta ai casoni dove lavoravano i pescatori di anguilla è una vera e propria immersione in un mondo che non c'è più.
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Verso le saline |
Dopo la visita torniamo a Comacchio per andare alla
Manifattura dei marinati dove vendono l'anguilla marinata in lattina, che a questo punto abbiamo deciso di portare a casa e di assaggiare, ma quando arriviamo lì ci spiegano che per essere sicuri della sua conservazione dovremmo metterla al più presto in frigo, cosicché a malincuore rinunciamo.
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Finestra di un casone nella laguna |
Decidiamo di concludere la nostra giornata con la visita all'
Abbazia di Pomposa, che è una possibile deviazione del giro in bicicletta di domani, ma che pensiamo sia meglio visitare con calma oggi sperando di poter dedicare il giorno dopo interamente alla pedalata. Tra l'altro l'abbazia all'ora blu, quando il cielo comincia a virare verso la sera/notte, è uno spettacolo di cui non avremmo potuto godere con un'organizzazione diversa.
La seconda cena al ristorante dell'Oasi Cannevié è ancora meglio della prima, con una menzione speciale per le linguine con le canocchie e la zuppetta di cozze. Osserviamo che il ristorante e la sua cucina hanno qualcosa che ci riporta agli anni Ottanta (tra le altre cose, la nostra insalata di mare è accompagnata dalla salsa rosa), ma questo niente toglie alla qualità del luogo, confermata dal gran numero di persone che sceglie di mangiare qui.
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Torre Abate |
Il terzo giorno quando ci svegliamo non piove e il tempo sembra discreto. Anche le previsioni - che sono state incerte fino all'ultimo - sembrano confermare una giornata senza pioggia, cosicché non ci facciamo scappare l'occasione di inforcare la bicicletta e di pedalare.
Il giro che facciamo prevede di risalire verso nord facendo tappa innanzitutto al
bosco della Mesola, che però dal 1 novembre è chiuso, poi a
Torre Abate, quindi a Mesola dove ci fermiamo per una pausa mangereccia al castello dove è in corso un mercatino gastronomico. Da qui imbocchiamo la pista ciclabile Destra Po, che ci fa appunto affiancare il grande fiume fino alla nostra destinazione che è Gorino, dove ci aspetta un altro barcone per la visita alla
Sacca di Goro.
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Destra Po |
La pista ciclabile, quasi interamente sull'argine del fiume, è davvero molto bella, soprattutto il tratto che affianca un bosco di pioppi con i tronchi immersi in acqua.
Una volta a Gorino mangiamo il nostro pranzo a sacco e aspettiamo l'ora della partenza del giro in barca, che è stato spostato dalle 14,30 alle 15. La barca
Carcana ci porterà - accompagnati dalle parole di Michele che è un appassionato e profondo conoscitore del Delta - fino al faro, ossia al punto in cui la laguna confluisce nel Po e il fiume si getta nell'Adriatico. Tornando indietro per un altro ramo della sacca ci fermiamo alla vecchia lanterna, dove scendiamo per gettare uno sguardo d'insieme sulla laguna. In queste due ore di escursione vediamo centinaia di uccelli, tra cui aironi di tutti i tipi, cormorani, piro piro e mille altri, e possiamo ammirare la bellezza sospesa di questo paesaggio inghiottito in una luce quasi irreale che io cerco di catturare con la mia macchina fotografica.
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Il faro di Gorino |
Torniamo al porto di Gorino che sono già le 17,15 e ci aspettano ancora circa 15 chilometri per tornare al nostro albergo. Decidiamo per il primo tratto di accelerare il percorso facendo la strada provinciale tra Gorino e Goro anziché la pista ciclabile, mentre le ombre della sera scendono e il cielo si fa sempre più scuro. Quando arriviamo a Goro e stiamo per imboccare la pista ciclabile che ci riporterà a Cannevié è già buio e non abbiamo alternative o scorciatoie. Quindi accendiamo le nostre lucette a dinamo e partiamo lungo l'argine. La situazione è abbastanza surreale perché siamo completamente immerse nel buio, a malapena vediamo il metro di strada davanti alla nostra ruota e quando incontriamo qualche cartello dobbiamo illuminarlo con il cellulare. Per fortuna S. ha delle lucine aggiuntive da bici e anche una torcetta e io ho attivo la mia app MyTrails che più di una volta ci permette di sciogliere i dubbi sulla strada da prendere.
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Sacca di Goro |
A un certo punto la pista ciclabile, dopo uno slargo, arriva davanti a un cancello. Dopo un po' capiamo che si tratta del pezzo di pista che affianca il bosco della Mesola e che si configura come una specie di corridoio protetto a destra e a sinistra da reti metalliche e chiuso all'inizio e alla fine da una doppia cancellata a prova di animale. Il tratto nel bosco è davvero inquietante. Intorno a noi sentiamo versi di animali e movimenti tra le fronde e S. dice di aver intravisto un cervo. Il fondo del sentiero a un certo punto diventa sabbioso cosicché siamo persino costrette a scendere. Intanto la stanchezza comincia a farsi sentire.
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Sacca di Goro |
Alla fine del tratto lungo il bosco e dopo un ultimo pezzo di sterrato, dove incontriamo una macchina solitaria rispetto alla quale non sappiamo se avere paura o essere felici di una presenza umana, siamo finalmente su strada. Ci chiama il proprietario dell'albergo che è preoccupato per noi visto che sono ormai le 18,30, ma per fortuna ormai manca veramente poco all'arrivo.
Non sappiamo se essere arrabbiate per un giro che evidentemente come tempi non è stato ben concepito, ovvero elettrizzate per quest'avventura che certamente va a inscriversi tra le più memorabili dei nostri ormai numerosi viaggi in bicicletta.
Comunque all'arrivo non c'è tempo di pensarci, perché dopo una rapida doccia, dismessi gli abiti da cicliste, eccoci in macchina di ritorno a Bologna dove ci attendono A. e P. per una cena al ristorante greco della Bolognina, nella testa ancora le immagini e le sensazioni di questo delta del Po, che resta un posto strano, tra lo spaventoso e l'affascinante, il depresso e il poetico, e che comunque non c'è periodo migliore per visitarlo della stagione autunno/inverno.
Qui una piccola raccolta fotografica un po' più ampia su questa gita!
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