La storia raccontata nell’ultimo film di Mel Gibson è molto interessante ed è il motivo principale che mi ha portato al cinema, pur non amando moltissimo il Gibson regista. Hacksaw Ridge è la storia vera di Desmond Doss (Andrew Garfield), un giovane americano che allo scoppio della seconda guerra mondiale decide di arruolarsi nell’esercito come soccorritore, ma esercitando il suo diritto di non imbracciare alcuna arma in quanto obiettore di coscienza.
Il suo percorso di addestramento sarà caratterizzato sia dalle ostilità dei compagni di camerata che lo considerano un vigliacco, sia dai ripetuti tentativi dei superiori di convincerlo ad abbandonare l’esercito, fino all’udienza alla corte marziale. Doss riuscirà a partecipare alla guerra e in particolare sarà protagonista della battaglia di Hacksaw Ridge in Giappone, dove non solo riuscirà a salvarsi – nonostante il massacro del suo battaglione – ma porterà in salvo 75 soldati feriti sul campo di battaglia.
Prima dei titoli di coda scorrono le immagini del vero Desmond Doss, che è morto a 87 anni nel 2006, e degli altri protagonisti di questa incredibile storia.
Ora che vi è venuta la curiosità, devo però dirvi alcune altre cose. Innanzitutto il film ha lunghissime e molto realistiche scene di battaglia in cui – come ormai abbiamo imparato dagli altri film di Gibson – il livello di violenza delle immagini è altissimo e insistito. In secondo luogo, questa storia, che certo rappresenta un esempio di grandezza d’animo e di coraggio di un ragazzo sicuramente animato dalla sua fede e dalla sua esperienza di vita, viene trasformata da Gibson in una stucchevole celebrazione di eroismo all’interno di una retorica patriottica americana fortemente condita di valori cristiani, rispetto alla quale persino Clint Eastwood sembra un moderato e che a me sinceramente fa oscillare tra il fastidio e l’ironia.
In sala molti apprezzano e per qualcuno scatta l’applaudo. Personalmente, pur riconoscendo l'ottima fattura cinematografica del film, non posso non percepire la distanza da questo modo di leggere la storia e non avvertirlo come potenzialmente pericoloso per l’uso di una retorica che facilmente può essere messa al servizio di finalità molto meno nobili di quelle del soldato Doss.
Insomma, la prossima volta ci penserò due volte prima di tornare a vedere un film di Mel Gibson.
Voto: 2,5/5
martedì 14 febbraio 2017
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Anche io non sono rimasta particolarmente convinta... Ancora non comprendo il motivo di tutte quelle candidature agli Oscar!!
RispondiEliminaLe nomination seguono spesso criteri non del tutto intellegibili; poi magari in questo caso hanno tenuto conto della qualità cinematografica. Chissà! :-)
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