
I graphic novels - che pure sono un genere letterario che mi appassiona moltissimo - spesso hanno il limite di non riuscire a garantire un elevato livello sia sul piano grafico sia su quello narrativo. Accade così che storie disegnate molto bene risultino deludenti sul piano narrativo, o perché incompiute o perché banali. Altre volte - ma molto più raramente - accade il contrario, forse perché chi ha la vocazione del disegno è spesso a quello che dedica la sua massima attenzione.
Leggere il graphic novel di Chloé Cruchaudet è stata da questo punto di vista un'esperienza completa e soddisfacente, sia sul piano intellettuale che emotivo.
Sarà che la storia raccontata è ispirata a una storia vera e che su questa storia era già stato scritto un breve romanzo La garconne et l'assassin, che poi ha rappresentato il punto di partenza per la sceneggiatura dell'opera a fumetti. Sta di fatto che la Cruchaudet ha trasformato questa vicenda in tavole a fumetti con una capacità di rilettura emotiva eccellente.

Paul vivrà in abiti femminili ben oltre la fine della guerra, ossia fino alla concessione dell'amnistia, e in questi lunghissimi dieci anni il suo processo di identificazione con il genere femminile sarà sempre più profondo e lo porterà a scoprire parti di sé che non conosceva, a confrontarsi con i confini mobili del genere, a sperimentare - anche grazie ai meandri oscuri del Bois de Boulogne - una libertà sessuale carica di vitalità. In tutto questo percorso sarà sempre affiancato dalla moglie che assisterà prima alla sua rinascita in abiti femminili, poi alla discesa agli inferi di Paul, incapace - una volta ottenuta l'amnistia e dunque ritornato alla normalità - di liberarsi dei propri fantasmi e mettere da parte i propri desideri, fino al tragico epilogo.
Non sono solita raccontare le trame per intero, ma in questo caso ritengo essenziale far comprendere la complessità del tema trattato, che fonde insieme il topos del trauma post-bellico e dell'orrore della vita di trincea (mi ha ricordato a tratti unastoria di Gipi) con la riflessione sull'identità di genere.

Il rosso appartiene inizialmente a Louise, espressione della sua femminilità, e per converso è il colore del sangue e dunque delle atrocità della guerra, mondo esclusivamente maschile; poi il rosso si trasferisce progressivamente a Paul nel suo processo di appropriazione di una femminilità che è sempre più interiore. Il colore scompare quando la coppia torna alla normalità, ma ricompare negli incubi e nelle fantasie di Paul, per poi infine tornare - sbiadito - nel vestito che Paul indossa per ritrovare la parte femminile perduta. E infine si trasforma di nuovo in sangue, ma che questa volta schizza su Louise quando uccide suo marito, in un ricongiungimento di quel femminile e maschile inizialmente separati. Scorrere queste tavole è un'esperienza sensoriale ed emotiva forte di cui, durante la lettura, quasi non ci si accorge ma che si amplifica progressivamente in modo quasi inconscio.
Quello della Cruchaudet è un graphic novel di altissimo livello che forse non ha avuto in Italia la risonanza che avrebbe meritato.
Un unico appunto alla Coconino Press, che pure ha avuto il merito di portare questo capolavoro al pubblico italiano: il titolo originale Mauvais genre - perfetto - non era facile da rendere in italiano, ma certo Poco raccomandabile è davvero troppo debole e persino sminuente per una storia di questa potenza.
Voto: 4,5/5
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