mercoledì 24 giugno 2015

Soak (+ Maero??). Roma, Monk Club, 17 giugno 2015

In una settimana fittissima di impegni, nonché di grande stanchezza, arrivo al mercoledì sera pensando che l'unica cosa che vorrei fare è andarmene di filato a casa dopo il lavoro. Ma... stasera c'è Soak al Monk e non me la voglio perdere. Tra l'altro sono curiosa di vedere l'allestimento del Monk, visto che me lo ricordavo ai tempi in cui abitavo (quasi 20 anni fa) in zona Tiburtina, ossia quando si chiamava Club La Palma ed era uno spazio molto bello (soprattutto la parte all'aperto) dove facevano dei bei concerti di musica jazz.

Ed effettivamente quando arrivo sono piacevolmente colpita dall'ambiente, forse reso ancora più gradevole dalla luce del tramonto. Sulla sinistra c'è il grande bar e poi l'apetta dove si possono comprare i panini. Al centro tante sedie a sdraio colorate di fronte al piccolo palco. Tutto intorno i giochi dei bambini, il campetto da pallacanestro, i tavoli da ping pong e una sfilza di calcio balilla. Peccato che io sia sola e non mi possa mettere a giocare con nessuno.

Prendo posto in prima fila, dove sono già sedute un po' di ragazze, tra cui - scopro di lì a poco - c'è anche la cantante che si occuperà dell'opening act. A dire la verità non ho perfettamente capito il suo nome: forse Maero??? (anzi, per favore, chi sa mi aiuti!!). Si tratta di una giovanissima ragazza olandese, che parla un po' di italiano e sta sul palco in maniera un po' imbarazzata, ma al contempo sicura di sé sul piano musicale. Ci canta qualche canzone in inglese con la sola chitarra; poi sale sul palco con lei una delle sue amiche che la accompagna alla tromba per il resto del concerto. Devo dire che la cantante è una felice scoperta: le canzoni sono ironiche, l'accompagnamento della tromba è affascinante e Maero si spende su tutto il repertorio allietando il pubblico che è già arrivato.

Ma ecco che siamo pronti per Soak, al secolo Bridie Monds-Watson, una ragazzetta nord-irlandese di 18 anni che arriva vestita con dei pantaloni attillati e un maglione larghissimo, preceduta da un'altra ragazza giovanissima con gli occhialoni anni Settanta che le prepara gli strumenti sul palco. Nel frattempo il sole è tramontato e l'atmosfera si è fatta ancora più romantica.

Soak comincia a suonare senza dire una parola, imbracciando la sua chitarra elettrica, che lei suona con forza e grazia al contempo. Dopo un po' si scioglie, si presenta e tra una canzone e l'altra comincia a parlarci un po' di sé e anche della genesi delle canzoni che sta per suonare. Intanto, alterna chitarra elettrica e classica, e devo dire - per quanto mi riguarda - che con la classica mi pare che il mix del suono della chitarra e della sua voce dolcissima raggiunga la perfezione. Il pubblico è silenzioso e attento e più volte Soak ci ringrazia e dice di apprezzare la nostra compostezza.

 Suona alcuni dei suoi singoli, tra cui il famoso Blud, e poi un po' di canzoni tratte dal suo primo album appena uscito, Before we forgot how to dream. Ci racconta che è la sua prima volta a Roma, ma che non ha potuto girare né vedere niente delle cose famose di questa città. Però il Monk con i suoi tavoli da ping pong già da soli la rendono felice.

Io man mano mi sposto più avanti, sui cuscinoni Tuborg che sono stati distribuiti proprio davanti al palco e mi godo la musica e la possibilità di fotografare in questa bellissima serata romana, mentre ho intorno a me il pubblico più vario e più tenero e più attento che potessi sperare.

Dopo circa tre quarti d'ora di musica Soak lascia il palco, ma ci ha già detto che tornerà a cantare ancora un po' se lo vogliamo, e il pubblico non se lo fa ripetere due volte. Così ecco di nuovo sul palco questa ragazzetta dolcissima che ci regala ancora qualche canzone del suo repertorio tra cui la bellissima Sea Creatures, che quando viene da lei annunciata mi strappa un urletto.

Al termine del concerto, a fianco del palco viene allestito un piccolo banchetto dove si vendono le magliette di Soak e le due ragazze, la stessa Soak e la sua assistente con gli occhialoni anni Settanta, si posizionano lì, mentre comincia a formarsi la fila. Decido che vale la pena di instaurare un breve contatto con questa giovanissima musicista. E così compro anch'io una maglietta su cui Soak mi scrive che ama Roma e mi disegna un Soak-a-saurus! ;-) Strappata anche la foto di rito, torno felice verso casa.

Voto: 4/5

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