mercoledì 4 settembre 2013

Drift - Cavalca l'onda


In una calda serata agostana, dopo aver mangiato panzerotti e frittelle alla relativa sagra, io e C. decidiamo che siamo nel mood giusto per un film senza pretese. E così, sfrecciando per le strade di campagna che collegano Conversano a Casamassima, arriviamo appena in tempo per l’ultimo spettacolo di Drift – Cavalca l’onda, che abbiamo preferito a Wolverine perché più in linea con il clima estivo.

Che dire? Il film veniva annunciato come il Point Break del nuovo millennio, nato dalla passione dei due registi (Benn Nott e Morgan O'Neall) per il surf che in Australia non è solo un passatempo, ma l’espressione di una scelta di vita.

I protagonisti sono due fratelli, Andy (Myles Pollard) e Jimmy (Xavier Samuel), che dopo essersi trasferiti da piccoli in un paesino della costa australiana con la mamma in seguito alla separazione dal marito, qui hanno la possibilità di dedicarsi alla loro passione per il surf. Il più grande è più posato e interessato a garantire alla famiglia il denaro necessario a sopravvivere degnamente, il piccolo è più scapestrato ma anche assolutamente geniale sulla tavola da surf. I due si inventeranno una linea di abbigliamento per il surf (grazie anche alle competenze sartoriali della madre) e produrranno tavole di nuova generazione, oltre a sperimentare grazie a un amico hippie (Sam Worthington) una nuova modalità di fare marketing dei prodotti, basata su foto scattate ai surfisti in azione.

Nella sceneggiatura c’è di tutto: l’amore, la droga, l’amicizia, la rivalità. E sinceramente la tenuta dell’insieme lascia molto a desiderare. Sceneggiatori e registi sembrano poco convinti di quale sia l’aspetto su cui puntare di più e per raccogliere più pubblico mettono troppa carne al fuoco. Alla fine del film la sensazione di aver assistito a una boiata è forte.

Però le scene dei surfisti che cavalcano le onde e le immagini dell’oceano e delle sue onde gigantesche sono assolutamente eccezionali. Grazie alla tecnica registica utilizzata, si entra nell’onda insieme al surfista e a tratti si ha la sua visione in soggettiva. Insomma, un videogiochi più che un film.

Dunque se volete divertirvi un po’ a surfare virtualmente andate al cinema, ma non vi aspettate molto altro.

Voto: 2,5/5


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