Energia di digestione / Silvia Colangeli. Ancona: Italic, 2010.
Tutto avviene in 24 ore. O meglio nulla avviene in queste 24 ore.
Pensieri, sensazioni, ricordi, che portano alla luce la storia intera della protagonista: il rapporto con il padre venuto a mancare troppo presto, l’incapacità di comprensione con la madre, una storia finita senza un perché, le amiche e gli amici a cui a volte è difficile spiegare quello che si prova.
Una vita ordinaria, non meglio né peggio di tante altre, se non fosse che la protagonista ha trasferito nel rapporto col cibo la sua volontà di sottrazione, il desiderio di riempire un vuoto facendosi essa stessa assenza.
Non si tratta però di una storia di anoressia in senso stretto.
Piuttosto potremmo dire che si tratta della storia di uno straordinario amore per la vita e per il mondo circostante di cui la protagonista si nutre attraverso gli occhi, di una partecipazione al dolore, alla stranezza, alla tenerezza, alla fatica che alimentano la sua vita e il suo immaginario e che popolano la sua realtà quotidiana e il suo mondo onirico.
La giovane protagonista vive delle briciole di umanità che attraversano le nostre giornate nell’indifferenza collettiva. Forse perché l’istinto di sopravvivenza che ci fa preservare il nostro fragile equilibrio psicologico ci impone un umanissimo egoismo, la necessità di uno sguardo rivolto su noi stessi, una sana disattenzione che ci permette di sopravvivere a quell’eccesso di stimoli emotivi che altrimenti potrebbe sopraffarci.
La nostra protagonista ci appare invece “senza pelle”, come in quelle fasi della vita in cui vogliamo mordere l’esistenza ma non abbiamo ancora le difese immunitarie per farci attraversare da cose, eventi e persone senza restarne mutilati, trasfigurati, debilitati, quando ancora la nostra personalità non ha ancora costruito le sue fondamenta e individuato i propri meccanismi di difesa.
L’energia di digestione viene dal nostro modo di mangiare il mondo che ci circonda. La nostra protagonista raccoglie briciole e morde dettagli, qualcuno inghiotte senza assaporare, qualcun altro mastica fino a triturare.
È molto più difficile imparare a nutrire la propria anima che il proprio corpo. Quest’ultimo si accontenta anche di cibo sbocconcellato o di pasti mandati giù senza gusto.
L’anima ha invece bisogno – per nutrirsi correttamente e crescere - di gustare senza avere fretta, di imparare a distinguere i sapori, di scegliere gli ingredienti migliori e le combinazioni che le sono più congeniali.
Quante anime voracemente infantili ci sono in giro, quante inaridite dal cinismo dell’esistenza, quante obese dall’ingordigia, quante assetate di sentimenti!
L’energia di digestione è quella che ci spinge ogni giorno ad appropriarci della vita nella misura in cui ci permette di riconoscere noi stessi.
Voto: 3/5
giovedì 4 agosto 2011
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