Memorie di Adriano. Seguite da Taccuini di appunti / Marguerite Yourcenar. Torino: Einaudi, 2005.
Non posso negare di provare un certo imbarazzo nell'accingermi a scrivere una nota su Memorie di Adriano e non me ne vogliate se non ne sarò all'altezza. Durante la lettura - e tanto più al termine di essa - non ho potuto fare a meno di associare a questo romanzo l'aggettivo "imponente".
Imponente è il personaggio storico, l'imperatore Adriano; imponente la sua rappresentazione umana nella ricostruzione letteraria; imponente il periodo storico e la civiltà protagonisti del romanzo; imponente soprattutto la scrittura della Yourcenar che sembra calarsi perfettamente, da un punto di vista stilistico, nell'epoca e nel punto di vista dell'imperatore letterato.
L'idea di strutturare il romanzo in forma di lunga lettera indirizzata a Marc'Aurelio (il giovane che Adriano farà adottare da Antonino, suo successore, per farne il futuro erede dell'impero) è assolutamente perfetta, tanto più che questa lettera si configura come una sorta di bilancio dell'esistenza e di memoria di vita da lasciare a colui che Adriano considera il reale continuatore della sua opera.
Non proporrò citazioni di questo romanzo per due motivi fondamentali: innanzitutto, ce ne sarebbero troppe e probabilmente molte di esse risulterebbero abusate (visto che si tratta di uno dei libri tra i più citati); in secondo luogo, in molti casi non sono le singole frasi ad essere realmente significative, quanto l'insieme della riflessione, all'interno della quale le frasi si colorano del valore aggiunto del contesto.
Mi riferisco, in particolare, alle riflessioni sulle leggi e sulla loro necessità ma anche tendenziale inadeguatezza rispetto all'evolversi imprevedibile della società, a quelle sulle religioni, le loro radici profondamente umane e la loro incidenza sugli equilibri sociali, a quelle sulle guerre come necessità umana di rottura degli equilibri, a quelle sulle lingue e sulla loro diversa capacità di raccontare aspetti diversi del reale e dell'umano, a quelle sul dolore, la morte, la malattia, l'amore, la bellezza, l'orgoglio, la rabbia e la loro incidenza sul senso dell'esistenza umana.
Durante la lettura non si può fare a meno di credere all'illusione che tutto quanto è scritto in quelle pagine sia realmente passato per la testa dell'imperatore. E così, di volta in volta, ci si sente sudditi di quest'uomo che suscita, al tempo stesso, ammirazione, compassione e deprecazione di un orgoglio, un'ambizione e un egocentrismo smisurati (ma in fondo commisurati alla sua statura politica e umana), ma ci si sente anche imperatori, nel partecipare dei successi, dei dubbi, delle paure e degli atti di lungimiranza e coraggio dell'uomo e dell'imperatore.
Io sono stata letteralmente catturata nel mondo di Adriano e non ho potuto fare a meno di versare qualche lacrimuccia dopo aver letto le ultime righe, sia per la tristezza di veder morire un uomo di tale complessa bellezza, sia per il dispiacere di aver terminato la lettura di un libro che si vorrebbe portare con sé più a lungo.
Curiosando su Internet, vedo che di fronte a Memorie di Adriano il mondo dei lettori è letteralmente spaccato a metà tra coloro che lo hanno amato alla follia e coloro che lo hanno abbandonato anzitempo o ne hanno detestato lo stile o il protagonista. Inutile dire che io appartengo al primo di questi due gruppi. Inutile dire che questa spaccatura, a mio parere, è propria dei capolavori, che non possono lasciare indifferenti e impongono una presa di posizione, uno schieramento, una vera e propria scelta di campo, di fronte alla loro ingombrante presenza.
È per questo che io sto con Adriano ;-), con la sua forza e la sua fragilità (che sono quelle di ogni essere umano, ma al contempo uniche e per questo affascinanti), con il suo eloquio antico, ma anche profondamente intriso di modernità.
Leggo nei Taccuini di appunti che questo è stato per la Yourcenar il romanzo di una vita, forse il romanzo della vita. A volte penso che certi scrittori - e più in generale certi esseri umani - nascano per compiere una missione, per lasciare un'eredità, per adempiere un destino.
Ebbene, secondo me, Marguerite Yourcenar è nata per regalarci le Memorie di Adriano.
Voto: 5/5
P.S. Qui a Bruxelles c'è un parco intitolato a Marguerite Yourcenar, nata in questa città... Non potevo scegliere momento migliore per leggere il suo capolavoro.
lunedì 18 ottobre 2010
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Questo post mi era sfuggito! Sottoscrivo per intero. Lucia
RispondiEliminaComplimenti, commento mirabile ad
RispondiEliminaGrazie! :-)
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