venerdì 23 febbraio 2024

Green border

Nel 2021 il governo bielorusso iniziò a favorire un grosso afflusso di migranti sul proprio territorio, con l'obiettivo di farli transitare nei paesi dell'Unione Europea, in particolare Polonia, Lituania e Lettonia, e dunque di creare pressione sui governi di questi paesi e sulle istituzioni europee.

I migranti provenienti da Iraq, Siria, Afghanistan, Libia, Mali e molti altri paesi arrivavano in Bielorussia con collegamenti aerei diretti, dopo aver acquistato dei visti con motivazioni inconsistenti, e con la promessa che sarebbero stati aiutati ad attraversare il confine per ricongiungersi con loro parenti o cercare fortuna in altri paesi europei (la stessa Polonia, ma anche Germania e Svezia).

Si è trattato (e si tratta) di una vera e propria guerra mossa dalla Bielorussia all'Europa che è stata definita ibrida, in quanto basata sul traffico di esseri umani, su una strumentalizzazione dello stato di necessità dei migranti e su una manipolazione della realtà, attraverso la loro rappresentazione come terroristi, pedofili, trafficanti di droga.

Nel film di Agnieszka Holland tutto inizia su uno di questi voli diretti a Minsk dove si incontrano una famiglia siriana (padre, madre, tre figli e nonno) che vuole raggiungere dei parenti in Svezia e una donna afghana, interprete inglese, che vuole chiedere asilo in Polonia.

Da qui in poi i punti di vista si moltiplicano. Prima seguiamo questi rifugiati dal momento dell'arrivo in territorio bielorusso dove vengono aiutati dagli stessi soldati ad attraversare il confine che passa vicino a una grande foresta, salvo poi essere costantemente braccati dalla polizia di frontiera polacca che ha l'unico compito di riportare queste persone in territorio bielorusso, senza dar loro nessun tipo di aiuto materiale e nessuna possibilità di poter fare domanda di asilo politico. In questa terra di confine la famiglia siriana e la donna afghana troveranno molti altri migranti che, come loro, sono intrappolati e spesso vittime di questo vero e proprio ping pong, in cui le persone sono disumanizzate e trattate come sacchi della spazzatura di cui sbarazzarsi il prima possibile. La Holland sposta poi l'attenzione sulle guardie del confine polacco, in particolare su uno di loro che sta per avere un figlio e mal digerisce l'orrore del suo lavoro. Poi il punto di vista cambia ancora e si sposta sugli attivisti delle associazioni umanitarie che fanno delle spedizioni nelle zone di confine per prestare soccorso ai migranti e per tentare di instradarli in un percorso di richiesta di asilo, che però quasi sempre si infrange sulla totale violazione delle regole da parte polacca. Infine, la regista segue il percorso di Iulia, una psicologa che ha perso da poco il marito e, poiché vive in una casa non lontana dal confine, si trova a tu per tu con episodi di disumanizzazione e decide di impegnarsi in prima persona prima al fianco delle associazioni umanitarie e poi anche in autonomia.

Il film della Holland è quanto di più vicino a un pugno allo stomaco si possa immaginare. L'orrore, la frustrazione, la rabbia, la compassione si alternano e si sovrappongono durante tutta la visione del film. Ogni volta di fronte al racconto di quello che accade ai confini dell'Europa se ne esce schiacciati e convinti che la nuova vera guerra mondiale si giochi sulla pelle dei migranti, vittime principali di un trattamento disumano di cui sono artefici altri esseri umani, a loro volta strumentalizzati e manipolati. A sancire tutto ciò è la scena finale in cui quanto visto nelle precedenti due ore del film stride orrendamente con le scene dei rifugiati ucraini che salgono sugli autobus messi a disposizione dalle istituzioni polacche e accolti con favore in numero molto elevato.

Apprezzo che la Holland scelga di non dividere troppo didascalicamente il mondo in buoni e cattivi, ma si soffermi sulla complessità delle reazioni individuali anche nel mostrarci il punto di vista dei carnefici o di chi decide di non fare nulla. La verità è che in situazioni come queste le persone sono tutte pedine di regole più o meno assurde, fatte da istituzioni composte da persone che non saranno mai chiamate in prima persona a metterle in atto, sporcandosi le mani della disumanità delle loro stesse decisioni. Che poi è un problema più generale e che va anche al di là del caso specifico.

Due parole finali sull'aspetto cinematografico del film della Holland, che ha vinto il premio speciale della giuria a Venezia, ma che è stato ovviamente osteggiato in tutti i modi in patria (soprattutto quando è uscito, ossia prima del cambio di governo verificatosi negli ultimi mesi). Pur trattandosi di un film di quasi due ore e mezza, il ritmo della narrazione - sostenuto da una splendida fotografia in bianco e nero e da interpretazioni credibili, al punto da far quasi pensare a un documentario - non cede mai, e l'altalena emotiva che vive lo spettatore mentre assiste a questa vicenda ci accompagna per tutta la sua durata, pur nell'alternanza dei registri utilizzati che non sono necessariamente tutti giocati sul drammatico e sul tragico.

In questi casi di solito si parla di un'opera "necessaria". Ma io mi chiedo e vi chiedo: necessaria a chi, se le istituzioni continuano per la loro strada, sorde di fronte a tutto, e anche le popolazioni europee sempre più diffusamente le assecondano in questa deriva disumana?

Voto: 4/5



6 commenti:

  1. E poi ci si chiede come l'ol
    ocausto sia potuto succedere.....
    C'è differenza con tutto quello che ascoltiamo tutti i giorni?
    Certi film sono necessari ma fanno un gran male, il pubblico partecipa ma chi tiene le redini in mano dello sfacelo è totalmente indifferente tranne nascondersi dietro parole, parole e parole....
    Discorso lunghissimo, ho letto tutto con interesse, alcune cose le sapevamo, che gli ucraini avessero un'accoglienza diversa già era stato denunciato. Un mondo che sta andando in malora, perché chi governa ha interessi diversi dal comune cittadino.
    Mi fermo qua, un post molto significativo.

    P.s. Qualche sera fa ero al cinema a vedere 'Terra e polvere ' film che ti consiglio e che la Cina ha censurato.
    Nell'attesa che il film iniziasse, a luci spente mentre veniva proiettata la pubblicità, dal lato opposto alla mia fila e qualche posto dietro, un uomo raccontava a un amico di aver visto il film 'Povere creature'. Durante la sua 'recensione' è sceso in battute veramente penose. Venivano colpite le donne, a detta sua i film di quest'anno sono pieni di stereotipi iniziati con il Me too, insulti alle donne....
    Al di là di gusti personali, ad esempio a me quel film non ha fatto impazzire, mi sono resa conto di quanto ognuno ha un 'sentire' diverso, una propria sensibilità e etica, ma c'è veramente tanto da fare e non credo basterà.
    Scusa per il commento fiume e grazie.

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    1. Ciao Lory, purtroppo c'è poco da essere ottimisti. È indubbio che ognuno abbia la sua sensibilità ma certo l'aria che tira e non solo ai livelli alti non è affatto buona.

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    2. Terra e polvere l'avevo perso al cinema quando era uscito. Qui a Roma adesso non c'è. Spero di recuperarlo...

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  2. * Olocausto, ma credo hai capito.

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  3. Il film l'ho visto al cineforum passato per una sera soltanto.
    Esattamente come 'As bestas', un giorno solo per poter approfittare della visione.
    Tra l'altro lo daranno martedì prossimo in prima serata su Rai4.
    Non sapendo se ti arrivano le notifiche per i post più vecchi, ti avviso che ti ho lasciato un commento anche là.

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    1. Grazie. Diffonderò anche io la visione di As bestas :-)

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