venerdì 21 aprile 2017

La vendetta di un uomo tranquillo

Già da qualche settimana volevo andare a vedere questo film, ma a Roma non era mai arrivato il momento giusto. E così durante la mia breve vacanza pasquale in Puglia scopro con mia grande sorpresa che il film è in programmazione nel cinema del mio paese e, quando manifesto la mia intenzione di andare a vederlo, i miei due nipoti più piccoli, F. e G., aderiscono entusiasticamente anche se l'orario non è affatto dei più comodi.

Così ci ritroviamo in sei in tutto in sala e io tra un nipote con popcorn da un lato e l'altro nipote con patatine e coca cola dall'altro. Sono un po' preoccupata perché non so se il film sarà adatto a loro oppure se si scocceranno e, invece, incredibilmente La vendetta di un uomo tranquillo conquista anche loro.

Il film è una specie di thriller in salsa spagnola, quindi pur avendo tutte le caratteristiche tipiche del genere, mantiene una profonda identità geografica e culturale, sia per i paesaggi e le ambientazioni, sia per la struttura e la modalità narrativa.

Come spesso accade, il titolo in italiano – pur non essendo orribile – è un tentativo mal riuscito, perché in qualche modo rivela passaggi della trama che sarebbe stato meglio tenere sotto silenzio, errore certamente non imputabile al titolo spagnolo, Tarde para la ira.

Della storia del film, per evitare appunto di togliere il piacere della scoperta durante la visione, possiamo dire che tutto comincia con una rapina a una gioielleria, in cui Curro (Luis Callejo), che fa il piantone per i complici, finisce catturato dalla polizia e dunque in carcere per otto anni. Questo però è solo il prologo. Perché il film si svolge otto anni dopo quando Curro sta per uscire di prigione e la sua compagna Ana (Ruth Díaz) e suo figlio lo aspettano. Ana gestisce un bar insieme a suo fratello Juanco, dove uno dei clienti abituali è Josè (Antonio de la Torre), un uomo taciturno e tranquillo che sembra attratto particolarmente da Ana e prova a sedurla.

Il resto è il cuore del film e quindi vi consiglio di andarlo a vedere, anche solo per apprezzare il modo allo stesso tempo classico e moderno, sobrio e sfacciato, con cui una storia di questo genere (certamente basata anche sull'azione, ma anche e soprattutto sulla complessità delle dinamiche psicologiche individuali) viene trattata dall'attore e cineasta spagnolo Raul Arèvalo.

La vendetta di un uomo tranquillo è uno di quei film che vanno visti per contribuire alla propria individuale “filmodiversità”, cioè l'essere esposti a film di tipi diversi e con provenienze e linguaggi diversi per non inaridire il proprio gusto cinematografico. E da questo punto di vista sono contenta di averci portato i nipoti, primariamente attratti da film d'azione, di guerra e di fantascienza (com'è normale che sia eh...)

Voto: 3,5/5

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