venerdì 18 luglio 2014

Fiato sospeso / Silvia Vecchini; Sualzo

Fiato sospeso / Silvia Vecchini; Sualzo. Latina: Tunué, 2011.

Avevo già conosciuto il disegno di Sualzo (nome d'arte di Antonio Vincenti) con la lettura di Fermo. In Fiato sospeso la nitidezza del disegno di Sualzo e al contempo la leggerezza del suo tratto si uniscono alla delicata sceneggiatura di Silvia Vecchini.

La protagonista di questo romanzo di formazione è Olivia, una ragazzina che frequenta la scuola media e che ha un rapporto difficile con il mondo circostante perché soffre di numerose allergie che la costringono a una vita diversa da quella dei suoi coetanei. Il suo unico amico è Leo, un piccolo genio che frequenta ancora le elementari ma si prepara a un esame che potrebbe portarlo direttamente alla scuola superiore, in pratica un altro emarginato come lei.

L’unico spazio di libertà vera per Olivia è la piscina, in quell’acqua dove i pensieri e i rumori arrivano attutiti e il mondo esterno resta per un po' completamente lontano ed estraneo.

A seguito di un furto nella scuola e della scoperta del ruolo svolto da "Labarbie", una ragazzetta bionda e molto in auge che non le ha mai risparmiato una presa in giro, Olivia deve decidere se mettersi in gioco oppure no, se mollare le redini e affrontare il rischio in nome dell’amicizia, oppure restare ferma.

“Perché crescere è un tuffo”.

Questo piccolo romanzo di formazione che si rivolge a vecchi e nuovi teenagers – pur nella scelta di una storia in fondo semplice e non del tutto originale – non solo è coinvolgente e commovente, ma costruisce argutamente il proprio percorso narrativo intorno alla metafora della piscina. I capitoli sono infatti altrettanti momenti di una gara di nuoto: riscaldamento, entrare in acqua, apnea, virata, presa, spinta, risalire, tuffo. E le ultimissime pagine lasciano spazio alle brevi poesie e ai pensieri in libertà che Olivia scrive su qualunque pezzo di carta per fissare il suo flusso emotivo.

Quello di Silvia Vecchini e Sualzo è una storia che riscalda il cuore, che ci fa tornare adolescenti e a cui vogliamo continuare a credere, aggrappandoci all’innocenza e ingenuità che purtroppo l’età adulta tende irrimediabilmente a sottrarci.

Voto: 3/5

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