mercoledì 8 ottobre 2014

Libraries and public perception

È sempre piuttosto imbarazzante parlare di cose che ci riguardano in prima persona. Però, vista la fatica che mi è costato, credo che devo a me stessa un post sul mio ultimo libro: Libraries and public perception: a comparative analysis of the European press, uscito nell’agosto scorso per i tipi dell’editore inglese Chandos Publishing, del gruppo Elsevier.

Qual è il futuro delle biblioteche? Questa domanda viene spesso posta e negli ultimi anni ha stimolato un’ampia ricerca sull'impatto sociale ed economico delle biblioteche.

La percezione di essere a un punto di svolta nella storia delle biblioteche è diffusa nell'ambiente professionale e, scorrendo la letteratura specializzata sull'argomento, «è facile sviluppare una sensibilità e un apprezzamento per la complessità e la passione con cui questi argomenti sono dibattuti».

Sei anni dopo l'emergere della crisi economica e dopo che lo spostamento verso il Web partecipativo e sociale si può considerare sostanzialmente compiuto, potrebbe essere interessante verificare se il dibattito feroce tra bibliotecari sul futuro delle biblioteche ha avuto una qualche eco nella società generale, quali aspetti di questo dibattito hanno avuto maggiore attenzone e quale percezione del pubblico è veicolata dai mass media.

I quotidiani svolgono un ruolo importante nel formare la percezione pubblica, ma i giornali come presentano le biblioteche, il loro passato, presente e futuro? In questo libro ho provato a rispondere a queste domande verificando quanto e in che modo si parla nella stampa quotidiana delle biblioteche.

In particolare è stata condotta un'analisi testuale comparativa dei giornali in Europa, concentrandosi su Regno Unito, Francia, Italia e Spagna.

3.659 articoli pertinenti provenienti da The Times, The Guardian, Le Monde, Le Figaro, La Repubblica, Corriere della Sera, El Paìs e El Mundo sono stati analizzati e codificati secondo i seguenti parametri: tipo di biblioteca, tema principale dell’articolo, sezione di giornale in cui l'articolo è pubblicato, e - nel caso in cui articolo parla di biblioteche di altri paesi - il paese considerato.

L'analisi quantitativa ha messo in evidenza che:

• quasi la metà degli articoli totali sono dedicati alle biblioteche pubbliche;

• la Francia è il paese più attento verso notizie ed eventi relativi a biblioteche straniere, mentre gli altri paesi sembrano meno interessati a ciò che accade al di fuori dei loro confini;

• i giornali britannici sono i più interessati a dare voce ai lettori e commentatori;

• politica/strategie/gestione, tagli di budget/chiusure, biblioteca digitale/digitalizzazione, servizi/utenti, conservazione/patrimonio/catalogo sono gli argomenti più discussi,

• l'effetto della crisi economica sull'evoluzione del dibattito negli ultimi anni è evidente sia dalla presenza/assenza sia dall’ aumento/diminuzione di alcuni argomenti (ad esempio, "nuove biblioteche/nuovi edifici" è un tema in declino, mentre "chiusure/tagli di bilancio"è in ascesa).

Andando alla ricerca qualitativa, le tematiche sovranazionali che possono essere rintracciate nei giornali sono le seguenti: la biblioteca digitale, in particolare le vicende riguardanti Google Libri e Europeana, le conseguenze della crisi economica in termini di tagli alle biblioteche, privatizzazione e rischi di chiusura, il ruolo delle biblioteche nella società contemporanea e futura e la loro possibile trasformazione.

L'idea di biblioteche veicolata dai giornali è fondamentalmente tradizionale e gli stereotipi riguardanti la natura delle biblioteche e il lavoro dei bibliotecari sono lungi dall'essere superati. Tuttavia, varie e differenziate opinioni emergono dalla lettura degli articoli.

Spogliando i giornali ci si può dunque imbattere in opinioni come questa: «Let's wake up to today's situation, close libraries and use the limited public funds for things that cannot be replaced by technology, such as care for elderly people», o come questa: «Maintaining cultural spaces that help us grow as individuals is the only thing which will save us from this crisis».

Riguardo alla necessità che le biblioteche si rinnovino, c'è qualcuno che commenta sarcasticamente: «I visited my local library this morning where I could have joined the knitting group, used a computer, made photocopies, bought jewellery and a greetings card, rented a DVD, video or CD. What I could not do was borrow any of the books on the Booker shortlist. I could, of course, order them for a small fee», mentre altri suggeriscono che «A library should be at the heart of popular culture and that includes conversation about any aspect of it. Apart from dedicated reading rooms, there is no more reason for a library to be quiet than a shop. May I suggest that librarians should put up signs saying: "This is a library, not a Trappist monastery - feel free to talk"».

Vi è venuta un po' di curiosità? ;-)

I contenuti del libro sono organizzati in cinque capitoli così intitolati: Wondering about the future of libraries; Measuring the value of libraries; Libraries in the newspapers; Contemporary challenges and public perception; Which library model from the newspapers: a synthesis.

Per saperne di più leggi anche i due post pubblicati in SciTechConnet, la newsletter di Elsevier: What is the future of libraries?, con il primo capitolo del libro scaricabile liberamente, e What do people think about the future of libraries?

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