Andrea Segre è un regista che seguo con una certa continuità, sebbene non del tutto assiduamente. Dei suoi film apprezzo sempre il tocco delicato, l’impegno politico, l’approccio documentaristico.
Di fronte al suo ultimo film dedicato alla figura di Enrico Berlinguer, interpretato da Elio Germano, non posso certo sottrarmi alla visione.
La grande ambizione racconta uno specifico periodo della vicenda politica e umana di Berlinguer, ossia quello compreso tra la visita a Sofia e l’attentato (di cui io non avevo alcuna memoria) del 1973 e la morte di Moro del maggio 1978, in pratica gli anni del tentativo del politico comunista di perseguire il progetto del cosiddetto “compromesso storico”.
Ci sono molte cose apprezzabili nel film di Andrea Segre: innanzitutto l’ottimo mix tra i video e le immagini di archivio e il girato contemporaneo, che riescono a dialogare molto bene sia sul piano estetico che sul piano narrativo; in secondo luogo l’attitudine (tipicamente documentaristica) di mettere in fila gli eventi sfuggendo alla tendenza – soprattutto contemporanea – alla frammentazione e anche al setaccio inevitabile operato dalla storia e dalla memoria individuale; in terzo luogo la scelta di non trasformare il personaggio di Berlinguer né in un santino né nella caricatura di sé stesso, raccontandolo con sincerità ed equilibrio; infine, l’interpretazione di Elio Germano che (dopo la parziale delusione di Iddu) qui ho ritrovato pienamente nella sua capacità di mettersi al servizio del personaggio e non viceversa. Bravi anche gli altri interpreti che riportano davanti ai nostri occhi tutto un mondo politico che sembra davvero appartenere a un passato lontanissimo, abituati come siamo da qualche tempo a vedere sorgere e tramontare stelle politiche (e non solo) in tempi rapidissimi.
Tralascio le polemiche e i giudizi sulla linea perseguita da Berlinguer con il compromesso storico – non ho né le competenze né le conoscenze per esprimermi in proposito -, però posso dire che il film di Segre è l’occasione per immergersi in quegli anni e in quel mondo politico, misurando la distanza con la contemporaneità e suscitando inevitabilmente domande e riflessioni, cui ognuno potrà dare seguito secondo il proprio particolare punto di vista e la propria sensibilità interpretativa.
Un buon film che - pur non apportando particolari elementi di novità o dirompenti - conferma le qualità di Andrea Segre e ribadisce che ogni tanto tocca buttare un occhio al passato e mettere in ordine alcuni eventi anche per guardare con sguardo nuovo il presente.
Voto: 3,5/5
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