Già avevo adocchiato questo film quando era uscito al cinema, poi dopo la recensione di Matteo Bordone nel suo podcast Tienimi Bordone sul Post, ho deciso che alla prima occasione utile l'avrei visto.
L'occasione mi è presentata in un weekend bolognese, grazie al cinema Lumiere. Purtroppo, mi sono dovuta accontentare della proiezione pomeridiana per i bambini, e dunque della versione doppiata, che - come ormai sapete benissimo - non amo affatto.
Ciò detto, Marcel The Shell è un film a suo modo adorabile, che dietro questo personaggio improbabile e apparentemente adatto solo a dei bambini nasconde riflessioni sicuramente più ampie e di secondo livello rispetto a quelle che i piccoli possono cogliere.
Per chi non lo sapesse il film è la trasformazione in lungometraggio dei brevi corti con protagonista la conchiglia con l'occhio di plastica e le scarpette da ginnastica che Dean Fleischer-Camp (regista e interprete del film) aveva realizzato insieme a Jenny Slate e messo su YouTube, con un inaspettato e planetario successo. È stato proprio questo successo a creare una pressione sui due registi per realizzare un lungometraggio, e in fondo il film parla anche di questo.
Di fatto, si tratta di un documentario che è fatto in parte di riprese dal vero, con ambienti reali e persone in carne e ossa (tra cui lo stesso Dean) e una parte di animazione realizzata in stop-motion che è quella che riguarda Marcel e il suo mondo.
Dean, che si è separato da poco, si è trasferito in una casa presa in affitto con Airbnb, ed è proprio qui che conosce Marcel e decide di fare un documentario su di lui per raccontare la sua vita e la sua storia.
Marcel vive nella grande casa insieme a sua nonna Conny, che è l'unica superstite di un increscioso incidente in seguito al quale tutta la famiglia e la comunità di Marcel è stata portata via, chissà dove. Marcel racconta a Dean com'è la sua vita e quella della nonna tutti i giorni, e spiega tutte le piccole e grandi astuzie che ha messo in atto per sopravvivere, per vivere meglio e per divertirsi.
Però la presenza della telecamera fa venire ai due l'idea di raccontare su YouTube la storia di Marcel in modo da raggiungere possibilmente qualcuno che sappia qualcosa sulla famiglia scomparsa. Il fatto è che i video di Marcel hanno un grande successo ma il pubblico della rete, a parte i like e i selfie, non porta alcun contributo utile, fino a quando la celebre trasmissione 60 Minutes che Marcel guarda con la nonna decide di intervistare proprio lui, e a seguito di questa intervista di rintracciare la sua famiglia.
In questo tempo il rapporto tra Dean e Marcel si approfondisce e quello che inizialmente doveva essere una relazione a un'unica direzione diventa uno scambio affettuoso e commovente, mentre il mockumentary va avanti creando diversi livelli di lettura e giocando sul rapporto tra realtà e girato.
A me, oltre alle piccole e grandi riflessioni che il film suscita e all'adorabilità del protagonista, di Marcel The Shell colpisce la pazienza e l'inventività con cui i suoi creatori hanno realizzato il mondo di Marcel, fatto di piccoli oggetti e piccole ambientazioni curate in ogni minimo dettaglio. Non c'è dubbio che sia necessaria un po' di ossessività per realizzare un film di questo tipo, ma è un'ossessività il cui risultato è dotato di una forte anima e dunque arriva allo spettatore.
Peccato non abbia vinto l'Oscar: sicuramente Pinocchio di Del Toro è un film tecnicamente più sontuoso e più perfetto, ma Marcel ha una genuinità e un'originalità imbattibili.
Voto: 3,5/5
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