mercoledì 26 febbraio 2025

Elena la matta / con Paola Minaccioni. Teatro Sala Umberto, 6 febbraio 2025

Lo spettacolo portato in scena da Paola Minaccioni per la regia di Giancarlo Nicoletti è ispirato al libro di Gaetano Petraglia La matta di piazza Giudia (che è stato riadattato per il teatro da Elisabetta Fiorito), integrando la storia di Elena Di Porto con quella di Settimia Spizzichino, l’unica sopravvissuta al rastrellamento del ghetto, nonché altre testimonianze di quel periodo provenienti dalla comunità ebraica di Roma.

La scenografia di Alessandro Chiti – come sempre molto riconoscibile nel suo impatto visivo - presenta un piano inclinato in legno in cui si aprono due alloggiamenti dove trovano posto i musicisti Valerio Guaraldi, compositore delle musiche originali, e Claudio Giusti, che accompagnano dal vivo con canzoni, musiche e suoni la performance di Paola Minaccioni. Davanti a questo piano inclinato stracci e vestiti ammucchiati.

Paola Minaccioni si muove sia sul piano inclinato intorno ai musicisti sia davanti a esso, utilizzando di volta in volta alcuni degli abiti ammucchiati per raccontare momenti diversi della storia o rappresentare personaggi collaterali.

La protagonista, Elena Di Porto, nasce a Roma nel 1912 da una famiglia ebrea; la sua vita sembra instradata lungo il percorso comune alla maggior parte delle donne di quel periodo. Un marito a cui essere sottomessa, dei figli da tirare su da sola, il clima sempre più soffocante creato dal regime, soprattutto dopo le leggi razziali, la guerra e la persecuzione nei confronti degli ebrei.

Ma Elena non è una donna come le altre: è indomita, coraggiosa, generosa, di mente aperta e non tollera i soprusi. Per questo sarà fortemente osteggiata e il suo ribellarsi sarà stigmatizzato come pazzia, costringendola a più ricoveri in ospedale psichiatrico, a Santa Maria della Pietà; subirà poi il confino in Basilicata e al ritorno a Roma vivrà il rastrellamento del ghetto e la deportazione.

Attraverso la dirompente fisicità di Paola Minaccioni – bravissima e camaleontica – la figura di Elena e quella delle altre donne ch’ella incontra a Santa Maria della Pietà e al confino prendono vita davanti ai nostri occhi in maniera vivida ed emozionante.

Grazie all’uso di un romanesco verace e antico – che porta con sé una percezione di credibilità e immediatezza – lo spettacolo di Nicoletti riesce a trasmettere quel mix unico di ironia, commozione e tragedia che è tipico della romanità, senza scadere mai nella banalità e nella retorica, e sfuggendo – dal mio punto di vista – al rischio di diventare uno spettacolo a tesi.

Un monologo che crea un’identificazione forte del pubblico con le vicende della donna raccontata, muovendo sentimenti senza scadere nel sentimentalismo.

Il lungo appaluso finale del pubblico, che in parte si alza anche in piedi, è la conferma del fatto che lo spettacolo arriva dritto al cuore e alla mente degli spettatori.

Voto: 4/5

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