venerdì 28 febbraio 2025

Spatriati / Mario Desiati

Spatriati / Mario Desiati. Torino: Einaudi, 2021.

Comincio a pensare di non avere un particolare feeling con i vincitori del Premio Strega. A suo tempo avevo comprato e letto con grandi aspettative Il colibrì di Sandro Veronesi e ne ero rimasta profondamente delusa, al punto da decidere di non andare a vedere nemmeno il film.

Con Spatriati partivo da premesse molto più promettenti: il romanzo di uno scrittore pugliese (che viene da Martina Franca, non molto lontano da dove sono nata io) che parla di temi quali il rapporto con le origini, l'identità, la libertà, tutti temi che mi sono cari.

E però alla fine nemmeno la presenza di temi così sensibili per me è riuscita ad appassionarmi al romanzo di Desiati.

Al centro di Spatriati (termine che nel dialetto barese ha un'accezione più ampia e complessa che nell'italiano e che Desiati spiega molto bene) ci sono fondamentalmente due persone, Francesco e Claudia, e in subordine i loro genitori, Elisa e Vincenzo quelli di Francesco, ed Etta ed Enrico quelli di Claudia. L'intera vicenda, che si sviluppa in un arco temporale piuttosto lungo, si svolge sostanzialmente in due luoghi: Martina Franca e Berlino, che sono poi anche i luoghi di Desiati.

I due ragazzi si conoscono a scuola: Francesco sta tendenzialmente in disparte, mentre Claudia è esuberante e anticonformista. I loro destini si incrociano quando si scopre che Enrico ed Elisa, che lavorano insieme in ospedale, sono amanti. Questo lega indissolubilmente anche Francesco e Claudia, e rende il loro rapporto inclassificabile e a suo modo del tutto speciale.

Da qui in poi seguiremo i percorsi divergenti e convergenti dei due: Claudia che non si fa sfuggire l'occasione per andare lontano dal posto dove è nata e, dopo qualche tentativo fallito, trova una sua dimensione a Berlino, dove il suo essere una personalità non convenzionale non rappresenta un'eccezione; Francesco a lungo non si allontana dalla sua terra, per molto tempo non si permette di esprimere pienamente la propria identità, anche perché nasconde persino a sé stesso la propria natura e i propri desideri, ma quando raggiungerà Claudia a Berlino si aprirà a tutto quello che ha tenuto a lungo compresso, sebbene non saprà poi resistere al richiamo delle radici.

Immagino che ci sia parecchio di autobiografico in questo libro di Desiati e non a caso nel libro i dettagli e la verosimiglianza dei luoghi e delle situazioni sono particolarmente curati.

Eppure mentre leggo il libro di Desiati non riesco a non avere l'impressione della finzione, e forse anche, da certi punti di vista, della semplificazione.

E nemmeno posso dire che con lo scrittore pugliese c'è una vera distanza generazionale: lui è del 1977, io del 1973. Non a caso molte delle premesse del libro, del mondo che Desiati racconta li riconosco perfettamente e li conosco molto bene. Però poi il racconto va a cercare un sentire che a me non riesce a togliere la sensazione di un'artificiosità.

Non posso dire di non aver letto gradevolmente il libro - che è scritto molto bene - ma per me non è decollato e temo che mi scivolerà addosso come altre letture di cui serbo ricordi molto frammentari.

Voto: 3/5

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