Colgo dunque l’occasione di andare ad ascoltare il suo monologo Little boy in programmazione al Teatro Sala Umberto.
Little boy è il nome in codice con cui gli americani chiamarono la prima bomba atomica che fu sganciata su Hiroshima il 6 agosto del 1945. Ed è infatti alla storia della bomba atomica che questo spettacolo è dedicato: dalle origini della meccanica quantistica, alle scoperte successive fino ad arrivare al progetto Manhattan. Un racconto che si sofferma sui tanti protagonisti, tra cui in particolare Niels Bohr, Werner Heisenberg, Enrico Fermi e molti altri.
La storia della bomba atomica nelle parole di Mercadini diventa una storia in cui si fondono ironia e tragedia, genialità e stupidità, perché – come più volte ci dice l’autore nel corso dello spettacolo – le stesse frasi e le stesse situazioni spesso si possono interpretare in modi assolutamente diversi e contrapposti e possono significare cose diverse per persone diverse.
Alla fine Mercadini in tutti i suoi spettacoli segue sempre lo stesso, primario, filo conduttore, ossia l’idea che la storia ha andamenti molto più casuali di quanto immaginiamo, che talvolta anche nelle vicende storiche più tragiche si nascondono elementi di ridicolo, e che ci sono mille modi di raccontare le storie, perché la narrazione ha un potere immenso su noi essere umani. Quindi il narratore ha una grande responsabilità, e Mercadini sceglie di non sfuggirla.
In questo caso la sua performance narrativa è arricchita e impreziosita dalle musiche dal vivo suonate da Dario Giovannini, che con la sua chitarra, la sua pedaliera e un megafono, riesce a costruire universi sonori affascinanti che toccano il loro apice con una cover emozionante di Enola Gay, il brano degli anni Ottanta che prende il titolo dall’aereo che trasportava la bomba atomica.
Infine, vedere un teatro pieno di giovani è la ciliegina sulla torta, e conferma la capacità di Mercadini di parlare di qualunque argomento a qualunque tipo di pubblico, suscitando sempre immutato interesse.
Voto: 3,5/5
In questo caso la sua performance narrativa è arricchita e impreziosita dalle musiche dal vivo suonate da Dario Giovannini, che con la sua chitarra, la sua pedaliera e un megafono, riesce a costruire universi sonori affascinanti che toccano il loro apice con una cover emozionante di Enola Gay, il brano degli anni Ottanta che prende il titolo dall’aereo che trasportava la bomba atomica.
Infine, vedere un teatro pieno di giovani è la ciliegina sulla torta, e conferma la capacità di Mercadini di parlare di qualunque argomento a qualunque tipo di pubblico, suscitando sempre immutato interesse.
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