Al Greenwich c’è l’anteprima del nuovo film di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, registi siciliani al loro terzo lungometraggio dopo Salvo e Sicilian ghost story. La loro cinematografia si conferma fortemente radicata nella loro terra di origine, e infatti anche in questo film i due portano sullo schermo una storia fortemente siciliana, che però ha avuto un’eco nazionale importante, ossia la storia di Matteo Messina Denaro.
Al termine del film, durante il Q&A a cui partecipano oltre ai due registi anche gli attori Toni Servillo, Barbora Bobulova, Daniela Marra, Betty Pedrazzi e Pino Tumino, nonché Colapesce che è autore della colonna sonora, Grassadonia e Piazza raccontano di aver iniziato a lavorare a questo film prima che Messina Denaro venisse arrestato, studiando la documentazione esistente e in particolare alcuni pizzini di cui si conosceva il contenuto, e cercando di ricostruire la personalità del boss. Fin da allora avevano deciso di calcare la mano sul ridicolo per evitare qualunque mitizzazione del protagonista e anche per mettere meglio in evidenza una serie di dinamiche che ruotavano intorno al boss e che più in generale sono tipiche della realtà siciliana e dell’Italia tutta. Quando poi Denaro è stato arrestato, dopo trent'anni di latitanza, e si è scoperto che per tutto il tempo o quasi il boss aveva vissuto a pochi metri da una caserma dei carabinieri, la storia ha in un certo senso dato ragione e confermato – qualora ce ne fosse stato bisogno – l’approccio scelto dai registi.
Iddu racconta la storia dell’ultimo padrino (interpretato da Elio Germano) in maniera parzialmente indiretta, ossia attraverso la figura di Catello Palumbo (Toni Servillo), ex preside, ma anche ex sindaco del paese, che è un maneggione locale, molto legato al sistema mafioso e in particolare al padre di Matteo e che si è fatto sei anni di carcere proprio per questo.
Dopo essere tornato a casa e aver preso consapevolezza che tutte le sue fortune sono sfumate, Catello accetta di collaborare con i servizi segreti e la polizia per arrivare al boss.
Ma in questo mondo nessuno è esattamente quello che sembra, e tutti in qualche modo giocano su più tavoli, tentando di ottenere un proprio tornaconto personale. Chi è troppo onesto, o troppo ingenuo, finisce per soccombere e avere la peggio.
Iddu è un film ben sceneggiato e ben fatto: si lascia seguire con interesse e attenzione e riesce ad alternare con grande naturalezza momenti di grande tensione e momenti di leggerezza, così come malvagità e umanità. La colonna sonora di Colapesce fa bene il suo dovere a supporto di questo impianto.
Gli attori si calano adeguatamente nei loro ruoli e tutti riescono a risultare credibili anche come siciliani trapanesi, aspetto al quale i registi tenevano moltissimo. Devo però dire che i singoli personaggi li ho trovati tutti un po’ monocordi, abbastanza riconoscibili nella loro macchietta, fors'anche perché - in quello che è rappresentato volutamente come un teatrino - inevitabilmente ci sono delle maschere, ma anche perché alcuni di loro (vedi Servillo, ma ormai sempre di più anche Germano) tendono a fare sempre lo stesso personaggio, e paiono portarselo dietro di film in film al punto che, persino quando sono sé stessi (vedi Servillo nel dibattito finale), sembrano i loro personaggi.
Comunque un film di tutto rispetto, e non si può che concludere dicendo "Ce ne fossero di film italiani così!".
Voto: 3/5
mah... a me sinceramente non ha impressionato. Non mi pare, onestamente, un gran lavoro di sceneggiatura, specie considerando il precedente, bellissimo "Sicilian ghost story" dei due registi: il registro ironico si svuota subito, il film gira parecchio su se stesso. Solo Servillo è in grandissima forma (sua è la battuta più bella: "ormai in Italia i libri li leggono solo i carcerati"...) mentre Germano è al minimo sindacale in fatto di recitazione. Mi aspettavo di più.
RispondiEliminaCome dovresti ormai sapere in quanto lettore affezionato, io cerco di essere mediamente buona. Però un mio voto 3/5 vuol dire che dal film mi aspettavo di più. Poi non mi sento di sparare a zero su questo film ma certamente poteva essere meglio. Grazie Sauro!
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